venerdì 2 dicembre 2016

Recensione: Il nome della rosa di Umberto Eco

Cari lettori, oggi vi riporto la recensione de "Il nome della rosa" di Umberto Eco. Il mio primo incontro con questo romanzo è nato un po' per caso, quando ho deciso di inserirlo nella prima categoria dell'Italian Book Challenge a cui partecipavo. Infatti, si trattava di leggere un romanzo che avesse vinto un premio nazionale. Ovviamente io ho pensato subito al premio Strega e al romanzo di Eco che mi incuriosiva già da diverso tempo, così mi son fatta coraggio, l'ho ordinato in libreria e l'ho letto. Purtroppo, però, non sono riuscita a comprenderlo fino in fondo e adesso so perché. Mi mancava qualcosa e solo dopo ho capito cosa: non possedevo una grande conoscenza del mondo medievale e neanche dello scenario religioso di quei tempi, ed era questo il motivo per il quale avevo solo in parte afferrato il senso del grande capolavoro di Eco. Ma la vita a volte ci fa intraprendere delle strade che mai ci saremmo aspettati di percorrere, e così è accaduto a me. Essendo iscritta all'ultimo anno del corso di laurea in Filologia Moderna, nel marzo di quest'anno mi recai a chiedere la tesi al professore di letteratura latina medievale e umanistica, in quanto il suo esame aveva destato molto interesse in me. Come ho già detto prima, però, conoscevo molto poco il mondo medievale quindi si propose il problema di scegliere un argomento con cui avessi familiarità. A questo punto il mio relatore mi chiese il titolo dell'ultimo libro che avevo letto ed io risposi "Il nome della rosa". Dopo aver ascoltato la mia risposta mi propose di redigere una tesi su Ubertino da Casale, uno dei personaggi più importanti del romanzo di Eco. Io accettai subito e da quel momento in poi "Il nome della rosa" è diventato un mio fedele compagno per ben 8 mesi, fino a quando non ho terminato la stesura della mia tesi. Ho continuato a leggere questo romanzo, per trovare nuovi spunti di riflessione, per comprendere meglio il tempo medievale e il modo in cui la religiosità si manifestava in quel periodo, ma soprattutto per conoscere le mille sfaccettature di Ubertino da Casale. Per tutti questi motivi, ho eletto "Il nome della rosa" romanzo del mio destino, ecco perché ci tengo davvero tanto ad offrirvene un piccolo assaggio attraverso le considerazioni e le riflessioni che ho tratto da questa opera.



Titolo: Il nome della rosa
Autore: Umberto Eco
Editore: Bompiani
Anno di pubblicazione: 1980
Pagine: 576
Prezzo: 14,00 euro

Citazione preferita: "Il bene di un libro sta nell'essere letto. Un libro è fatto di segni che parlano di altri segni, i quali a loro volta parlano delle cose. Senza un occhio che le legga, un libro reca segni che non producono concetti, e quindi è muto."

Trama: Durante l'ultima settimana del novembre 1327, il novizio Adso da Melk accompagna in un'abbazia dell'alta Italia frate Guglielmo da Baskerville, un ex inquisitore incaricato dall' abate del monastero di indagare su una serie di delitti avvenuti all'interno di una biblioteca labirintica e inaccessibile. Per risolvere il caso, Guglielmo, dovrà decifrare indizi di ogni genere, dal linguaggio delle erbe, a lingue ignote, fino ad arrivare alle mosse diplomatiche degli uomini di potere. La soluzione arriverà grazie alla sua saggezza e all'aiuto del giovane Adso, ma forse troppo tardi.



Il ruolo di narratore di questa vicenda spetta al novizio Adso da Melk, il giovane compagno di Guglielmo da Baskerville ed anche quello che rimarrà più turbato dalle vicende che avvengono in questa misteriosa abbazia. Adso è di certo il personaggio a cui mi sono affezionata maggiormente, probabilmente perché nel corso dell'intero romanzo si compie la sua formazione e non senza che egli compia degli errori. Infatti, il giovane cadrà vittima delle lussurie carnali che, però, subito confesserà al proprio maestro pentendosi di ciò che ha fatto. Guglielmo gli farà comprendere come sia facile sbagliare alla sua età e non gli sarà difficile capire come questo ragazzo abbia confuso la pietà - per una povera contadinella che vive nel villaggio accanto all'abbazia - per amore e l'affetto per attrazione fisica.
Adso sarà poi indispensabile nell'aiutare il suo maestro a venire a capo di alcuni enigmi riguardanti le morti di diversi monaci. Quello che molti non sanno, però, è che per creare questa strana coppia di investigatori, Eco fu ispirato dal ciclo di romanzi di Arthur Conan Doyle che hanno come protagonista Sherlock Holmes e la sua spalla il dottor Watson. Incredibile, vero? Beh, mica così tanto se pensiamo che ogni volta che uno scrittore di romanzi gialli prende una penna in mano ed inizia a scrivere, ha sempre come riferimento il più celebre investigatore della letteratura: Sherlock. 

Anche il personaggio oggetto della mia tesi ricopre una certa importanza in questo romanzo. Infatti, io credo che egli assuma in un certo modo il ruolo di secondo maestro di Adso, informandolo sulla mala pianta dell'eresia e sui peccati carnali in cui un buon monaco non deve mai incorrere. Su quest'ultimo punto in realtà proprio Ubertino non poteva dare di certo lezioni al giovane novizio, in quanto proprio lui fu un peccatore (nella sua opera più importante l' Arbor vitae parla di un'empia notte in cui peccò), anche se poi si pentì grazie all'incontro di donne sante come Chiara da Montefalco. Quindi, proprio Adso commette gli stessi errori di un altro suo maestro, ma a differenza di Ubertino cerca subito perdono nella persona di Guglielmo che lo ascolta e lo rassicura come farebbe un padre premuroso. 

Una domanda che si pongono molti lettori una volta terminato il romanzo è quale sia il significato dell'esametro latino che conclude l'opera di Eco e cioè: Stat rosa pristina nome, nomina nuda tenemus.

Io posso dirvi che si tratta di un verso del De contemptu mundi di Bernardo Morliacense, un benedettino del XII secolo, che però recitava così: Stat Roma pristina nomine, nomina nuda tenemus. Eco sostituisce la parola "Roma" con "rosa". Potremmo tradurre l'esametro in questione in questo modo: la rosa primigenia esiste solo nel nome, possediamo soltanto nudi nomi. 
Essendo questo un romanzo, come ci dice lo stesso Eco, non c'è un'unica interpretazione da dare a queste parole, perché se no il mistero che gli scrittori creano intorno alla propria opera cesserebbe di esistere e così anche il fascino che questi romanzi destano in noi lettori. Un'idea io, però, me la sono fatta ed è questa. Eco, nel personaggio di Guglielmo da Baskerville ci invita a non guardare le cose con superficialità perché esse hanno un'essenza che si cela ai nostri occhi e che se non scaviamo e indaghiamo in noi stessi non potremmo mai comprendere fino in fondo ciò che ci circonda. Lo stesso maestro di Adso ha commesso questo errore, cercando di mettere insieme i tasselli di un puzzle (quello che riguardava l'assassinio dei monaci dell'abazia), attraverso intuizioni sagge, ma errate che lo avrebbero condotto su una strada sbagliata se non fosse stato depistato (in positivo) dal destino e da altri eventi accaduti all'interno dell'abbazia. Insomma Eco, ci vuole spingere verso la strada della verità e della riflessione che sono indispensabili per evitare di condurre una vita vuota ed effimera.


Il film

Da "Il nome della rosa" è stato tratto anche un film italo-franco- tedesco del 1986, girato dal regista Jean-Jacques- Annaud e che ha come protagonisti Sean Connery nei panni di Guglielmo e Christian Slater in quelli di Adso da Melk. Il film presenta davvero tantissime differenze rispetto al romanzo, ma il motivo di ciò è da rintracciare nel fatto che la pellicola cinematografica è soltanto liberamente ispirata all'opera di Eco e quindi anche se quest'ultimo  ha acconsentito a lasciare il suo nome come autore del testo ispiratore nei titoli di coda del film, dobbiamo comunque tener conto che si tratta di due progetti completamente differenti e come tali devono essere considerati.


Infine il punteggio che assegno a questo romanzo è di ben 4 penne perché vale davvero la pena leggerlo!



Scusate se mi sono dilungata troppo, ma ci tenevo a parlarvi del mio fedele compagno di un viaggio tanto lungo che sta per concludersi. Sono tanto curiosa di sapere cosa ne pensate, se lo avete mai letto e soprattutto di conoscere i vostri libri del destino!

Un bacione, a presto!







mercoledì 30 novembre 2016

Christmas Book Challenge + Giveaway natalizio

Ciao a tutti i miei amici lettori, oggi ho una sorpresa per voi! Visto che questo è il primo natale del blog, la Contessa ha deciso di trascorrerlo come si deve e di creare una meravigliosa atmosfera natalizia anche qui. Come? Beh, niente di più semplice: condividendo le nostre letture natalizie attraverso un Christmas Book Challenge, cioè una sorta di calendario delle letture che intraprenderemo dal primo al 31 dicembre e che poi terminerà con un meraviglioso Giveaway natalizio. Ecco lo schema da seguire del CBC:




Regole:


1) Diventare lettori fissi del blog, seguire la pagina fb (qui) e quella instagram (qui ovviamente per chi ha un profilo instagram se no non fa nulla) e condividere sui vostri social la locandina sovrastante del Christmas Book Challenge.

2) Postare le foto seguendo la categoria del giorno taggando sul proprio profilo fb e/o instagram  la pagina della contessa rampante e inserendo i seguenti hashtag: #lacontessarampante e #christmasbookchallenge.

3) Questa non è una regola, però volevo aggiungere che non è necessario postare tutti i giorni, perché  questo è un evento creato solo per condividere le nostre letture e la nostra passione per i libri. Anche se più postate più ci saranno possibilità per voi di vincere.

4) Il 1 gennaio al termine del CBC sarà creato un album sulla pagina facebook del blog con le foto più belle, che la contessa sceglierà giorno per giorno tra quelle condivise con l'apposito tag o hasthtag. La foto che riceverà più mi piace, sarà premiata con un regalo libroso che vi svelerò nei prossimi giorni.


Invito a partecipare anche i miei amici blogger  e spero lo facciano perché sarei davvero felice di condividere con loro questo evento. Infine, voglio dirvi che anche io posterò le mie foto giorno per giorno, così da potermi divertire con voi.

Allora che ne dite, siete pronti a partecipare? Spero che vi piaccia questa nuova Challenge, ma se avete perplessità, dubbi o consigli scrivetemi pure. Un bacione a tutti voi :)

giovedì 24 novembre 2016

Un luogo magico per i lettori: il treno

L'altro giorno ero in treno ed ovviamente leggevo un libro (non vi svelo il titolo perché sarà oggetto della mia prossima recensione). Non so se accade anche a voi, ma quando viaggio e sono circondata da altri lettori come me, amo sbirciare il titolo del romanzo che stanno leggendo. Il motivo di ciò è molto semplice: in questo modo so esattamente di che tipo di lettore si tratta. 

Quando guardo intensamente una persona che legge, finisco spesso per incrociare il suo sguardo. A questo punto se mi sorride, significa che mi capisce, che anche lei vuole sbirciare ciò che sto leggendo io, perché siamo anime affini e ci intendiamo alla perfezione. Se invece mi guarda contrariata, allora per me non si tratta di un vero lettore, ma solo uno di quelli che si è trovato un libro in mano ed ha deciso di dargli uno sguardo, perché annoiato dal suo viaggio. Poi quel romanzo finirà in un angolo della sua casa, le sue pagine si ingialliranno, fino a quando non sarà gettato e nessuno avrà potuto emozionarsi e commuoversi davanti ad esso. Sì, lo so, a volte mi faccio dei film mentali davvero strani, ma sono fatta così. I libri sono il mio tesoro e pensare che qualcun altro possa disfarsene con tanta facilità mi far star male. 

Detto ciò, ritorniamo ad uno dei luoghi più amati da noi lettori: il treno. Perché ci piace così tanto leggere mentre viaggiamo ad alta velocità o meno? Ve lo siete mai chiesti? Io si. 
Sembra scontato dirlo, ma leggere vuol dire conoscere nuovi mondi, entrare in contatto con storie sempre diverse e meravigliarsi davanti a delle cose di cui ignoravamo l'esistenza. E in fondo viaggiare non significa la stessa cosa? Quando decido di partire lo faccio perché mi aspetto di tornare con un bagaglio più pesante (e non parlo dei vestiti che comprerò durante il viaggio) e con la consapevolezza che c'è un mondo da scoprire là fuori, con i suoi segreti e i suoi luoghi meravigliosi. Quindi leggere un libro in treno, vuol dire viaggiare due volte: una con la fantasia e l'altra con la realtà. 

A questo punto mi sono posta un'altra domanda. Noi viaggiamo anche in aereo, in auto, in pullman, allora perché proprio il treno è il luogo più amato da noi lettori? Secondo me la risposta è da rintracciare in ciò che riusciamo ad osservare durante il nostro viaggio. In aereo guardiamo le nuvole, il cielo, e le città più vicine appaiono soltanto dei puntini visti dall'alto, i finestrini delle auto sono davvero troppo piccoli e finiscono per celarci le più piccole meraviglie che il viaggio può riservarci ed infine il pullman è sinonimo di "caos", fatto di canti stonati e pettegolezzi da liceali. Il treno è, invece, la nostra unica occasione per poter leggere in tranquillità (o quasi) e goderci il panorama che ci condurrà fino alla meta prescelta. Il paesaggio ci consentirà di immaginarci il luogo delle nostre vacanze, i colori che incroceremo ci daranno sensazioni differenti (quando i miei occhi incontrano il verde so già che il luogo in cui andrò mi piacerà) ed infine il rumore delle rotaie diventerà un tutt'uno con noi e le pagine del  libro che ci accingiamo a leggere. 

E voi cosa ne pensate? Amate come me leggere in treno oppure preferite qualche altro mezzo di trasporto? 

Fatemelo sapere, intanto vi lascio con una foto scattata dal mio fidanzato, in cui sono completamente catturata dal paesaggio berlinese, mentre dalla stazione centrale di Berlino mi accingevo a raggiungere Alexanderplatz!




lunedì 14 novembre 2016

The Crown: l'austera regina e la principessa infelice

So che questo è un blog letterario, ma oggi voglio fare un'eccezione e parlarvi di un telefilm che mi ha davvero colpita e di cui consiglio la visione a tutti voi. Si tratta di The Crown, la serie prodotta da Netflix che racconta la storia della regina più amata e che detiene il record per il periodo di reggenza più lungo (ha anche superato la regina Vittoria). La prima stagione è composta da 10 episodi e prende le mosse dall'anno 1947 con il matrimonio di Elisabetta e Filippo, mentre si conclude nel 1955 con le dimissioni di Churchill dalla carica di primo ministro, passata ad Anthony Eden.
Ecco la mia opinione sui personaggi più importanti di questa serie:





La regina Elisabetta (interpretata nella serie da Claire Foy): In questa serie Elisabetta appare soltanto apparentemente come una donna fragile, ma in realtà lei sa davvero quello che fa e sa quello che vuole. Ricordiamo che Lillibeth (così viene chiamata dalla sua famiglia fin dall'infanzia), non era destinata al trono, ma solo grazie all'abdicazione di suo zio Eduardo VIII (che rinunciò al trono per sposare la pluridivorziata Wallis Simpson), Giorgio VI divenne re e lei principessa e futura regina. Elisabetta sceglierà sempre la corona, mettendo da parte anche suo marito Filippo, la cura dei suoi bambini e gli interessi dei suoi familiari. E' una sovrana e ciò può essere compreso da noi comuni mortali, ma alcune volte io non so proprio come lei abbia fatto a scegliere il regno invece del bene delle persone che la amano e la proteggono. 


La principessa Margaret (interpretata da Vanessa Kirby): Margaret è completamente diversa da Elisabetta, è più estroversa, brillante, carismatica e trasgressiva. Lei è sempre stata la preferita del re, infatti Giorgio VI diceva: "Elisabetta è il mio orgoglio, ma Margaret è la mia gioia". Quello che più mi ha colpito di questo personaggio è la sua storia d'amore con il colonnello Peter Townsend, lo scudiero del re di 16 anni più grande di lei. Elisabetta, prima promise alla sorella che l'avrebbe aiutata a coronare il suo sogno d'amore, ma poi le tolse ogni speranza scegliendo di non mettersi contro la Chiesa anglicana, visto che Townsend era sposato. Questa storia raccontata dalla serie tv è realmente accaduta e dal momento della grande rinuncia in poi, Margaret è sempre stata ricordata come la principessa triste. Ecco una foto di Peter Townsend in compagnia di Margaret:






Il principe Filippo (interpretato da Matt Smith): Nel telefilm l'unione di Filippo ed Elisabetta non è benedetta al 100% dalla famiglia reale, mentre nella realtà non è stato così. In ogni caso Filippo non rappresenta di certo l'immagine del principe azzurro: è un uomo sempre insoddisfatto per il ruolo che ricopre, cioè quello di consorte che deve sempre stare un passo indietro alla regina; esce tutte le sere a far baldoria e sa soltanto rimproverare Elisabetta per il ruolo che occupa e per le scelte che effettua. Nonostante ciò è molto premuroso con i suoi figli (nella serie sono già nati soltanto Carlo e Anna) e odia allontanarsi da loro. 


Winston Churchill (interpretato da John Lithgow): A ricoprire un ruolo importante in questa prima stagione è di certo il primo ministro Winston Churchill, ormai giunto al suo ultimo mandato. Questo personaggio mi ha sempre fatto una grande tenerezza, pur stimandolo molto perché è una figura leggendaria di cui noi oggi apprendiamo le imprese dai libri di scuola. Churchill è un uomo anziano, ma che mantiene la sua autorità e riconosce i suoi errori. Sa consigliare in modo saggio e puntuale la sovrana, e pur combattendo contro la sua vecchiaia che gli impedisce di partecipare totalmente agli eventi più importanti del paese che guida, alla fine capisce che è il momento di lasciare che la sua carica sia ricoperta dal suo successore e così rassegna le  dimissioni alla regina che, però, lo considererà sempre un grande consigliere e amico. 

Dopo avervi espresso le mie opinioni su The Crown, spero di avervi anche incuriosito. Fatemi sapere le vostre opinioni se lo guarderete o se lo avete già fatto lasciate un commento sotto questo post, perché sono curiosissima!

martedì 27 settembre 2016

Memorie di un sognatore abusivo di Paolo Pasi

Care amici, oggi vi parlerò di un libro appartenente al genere della fantascienza. Non ho letto molti romanzi fantascientifici, ma questo mi ha realmente colpito: non ci sono mostri, non c'è violenza e soprattutto non si tratta delle solite storie lette e rilette. Vi ho incuriosito? Bene, passiamo alla scheda.



Titolo: Memorie di un sognatore abusivo
Autore: Paolo Pasi
Editore: Edizioni Spartaco
Pagine: 214
Prezzo: 14 euro

Trama: Il romanzo è ambiato nel 2035, in una città nella quale non esistono più tasse ad eccezione di una: quella onirica. I sogni sono controllati da una macchina chiamata X-19 che li riceve e di divide in categorie diverse, quelli di categoria A sono i più costosi, ai quali si susseguono quelli del gruppo B e di quello C. Il protagonista dell'opera è un sognatore incallito, non riesce ad addormentarsi senza perdersi nella sua immaginazione e quando si risveglia la X-19 gli presenta il conto, facendo aumentare i suoi debiti. Bob, così si chiama il protagonista, lavora in un negozio chiamato " Chi paga rompe", ha uno stipendio misero e ha deciso di separarsi da sua moglie Mara perché in due sognavano troppo. Quando ormai sarà sull'orlo del baratro e lontano dal trovare una soluzione ai suoi problemi, la sua vita sarà scossa da grandi cambiamenti, ma Bob sarà pronto ad affrontarli?




Avete mai pensato al fatto che qualcuno potesse controllare e tassare i vostri sogni? Sono sicura che la vostra risposta sia no! Beh anche la mia lo è, soprattutto perché credo che se qualcuno vedesse i miei sogni potrebbe prendermi per matta! Sono davvero gelosa della mia fantasia ed immaginazione, come lo è ognuno di noi. Mi sono immedesimata in Bob perché, io come lui, sono una grande sognatrice e se qualcuno mi dicesse che ciò che immagino durante la notte ha un prezzo da pagare, credo che finirei in banca rotta, Ma come sfuggire a ciò? Il protagonista di quest'opera pensa di intraprendere una carriera da gangster e tenta di trovare la soluzione in medicinali sponsorizzati che promettono di far dormire un individuo ad occhi aperti, questo però non basta. Allora uno che fa? Si rifugia nell'amore e cerca disperatamente di fregare il sistema. Non vi dirò se il nostro Bob ce la farà o meno, dovete leggere il libro e scoprirlo da voi, ma quello che posso affermare con certezza è che "Memorie di un sognatore abusivo" è un romanzo fuori dal comune e di certo non vi deluderà!

Buona letture miei cari e alla prossima! 





mercoledì 1 giugno 2016

Recensione: L'ombra del vento

Cari amici, in questi mesi ho avuto il piacere di "incontrare" davvero tantissimi romanzi che mi hanno colpito in positivo. Uno di questi è L'ombra del vento
Ho inserito questo libro in una delle categorie dell' IBC 2016, precisamente quella in cui si chiedeva di leggere un testo ambientato nella città che il lettore maggiormente amava ed io non potevo che scegliere la mia adorata Barcellona!

Ecco la scheda di presentazione di questo romanzo:


Titolo: L'ombra del vento
Data di pubblicazione: 2001
Supporto: cartaceo 
Autore: Carlos Ruiz Zafon
Edizione: Oscar Mondadori
Pagine: 417
Prezzo: 12 euro
Citazione preferita: "Esistono prigioni peggiori delle parole"

Trama: A Barcellona nell'estate del 1945 il proprietario di un negozio di libri usati, conduce il figlio undicenne, Daniel, al cimitero dei libri usati. Proprio in questo luogo, il giovane si sconterà con L'ombra del vento, un romanzo scritto dal misterioso Julian Carax. Dall'ora poi , a causa di questo libro maledetto, Daniel  si imbatterà in un tragico ed enigmatico passato, incontrerà volti amici e nemici, ma soprattutto troverà l'amore della sua vita.






Come faccio sempre per i libri che più mi hanno colpita, voglio fornire a voi degli input tematici che vi permetteranno di capire meglio il romanzo e probabilmente vi spingeranno a comprarlo o se già lo avete, a prenderlo dalla vostra libreria e finalmente leggerlo.


Un libro che parla di libri

"Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un' anima, l'anima di chi lo ha scritto e l'anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza."

I lettori con la L maiuscola, sanno riconoscere quelli come loro.  L'opera misteriosa di Zafon gira tutta intorno ai libri ed anche se non conosco particolarmente l'autore, mi sembra di capire che sia un grande amante non solo della scrittura ma anche della lettura. Testimoni di ciò sono i luoghi presenti all'interno del romanzo, come il Cimitero dei libri dimenticati, una sorta di paradiso dei lettori, in cui sicuramente ognuno di noi riuscirebbe a trovare un tesoro di cui qualcun altro, non comprendendone il valore, ha voluto disfarsi. Il padre di Daniel è poi un libraio e suo figlio erediterà la libreria di famiglia. 
C'è poi una cosa che invidio a Daniel, lui ha letto "L'ombra del vento" di Julian Carax ed io no.

Il mistero

Che fine avrà fatto Julian Carax? Ma soprattutto chi è? Queste sono le domande che vi assaliranno, ma Zafon è bravo a svelarci la storia un tassello alla volta. Questo vi "costringerà" a dedicare ore e ore alla lettura (sottraendole allo studio nel mio caso), cercando di  scoprire chi "ci" ha imbrogliati, chi ha detto la verità, ma quando un personaggio in particolare vi svelerà ogni cosa, vorrete tornare indietro e rileggere la storia da capo, essendo ormai consapevoli di tutto.
Vorrei tanto parlarvi della rivelazione più importante di tutto il romanzo, che mi ha lasciata senza parole, però sono buona e non lo faccio, ma una volta che lo avrete terminato capirete subito a cosa mi riferisco!

La storia si ripete


Daniel e Julian vivono quasi la medesima storia, solo che per il primo termina in positivo mentre per secondo non si può dire lo stesso. Carax è un uomo che ha sfiorato l'amore, ma lo ha perduto. La sfortunata Penelope (amata da Julian), rivive però nella figura di Bea, la sorella di Thomas Aguilar di cui Daniel è completamente innamorato. Anche queste due figure femminili hanno molto in comune, Julian consapevole di ciò, cercherà infatti di aiutare la coppia di ragazzi a coronare il loro sogno d'amore e riscatterà la propria esistenza.


Fermin Romero de Torres


"Come ci insegna Freud, la donna desidera il contrario di ciò che pensa o afferma, il che, a ben vedere, non è affatto un problema, in quanto l' uomo, come tutti sanno, obbedisce invece agli stimoli del proprio apparato genitale o digestivo."


Io amo Fermin, perché è il personaggio che ha una parola di consolazione per tutti, uno che ha sempre una battuta da pronunciare e cerca il lato positivo di ogni cosa. Lo apprezzo ancora di più  dal  perché ha avuto un passato difficile e tormentato, è stato in prigione ed è continuamente seguito e ostacolato dal commissario Fumero. Fermin vi farà ridere dall'inizio alla fine dell'opera e cercherà anche di smorzare i momenti più drammatici a cui assisteremo.


L'ambientazione


Come vi ho già anticipato, ho scelto questo romanzo soprattutto per la sua ambientazione. Non ho viaggiato tantissimo, ma delle poche mete che ho visitato Barcellona è la mia preferita. E' una città dove moderno e antico si incontrano e si fondono e questo romanzo me l' ha ricordata piacevolmente. Nuria e Julian camminano lungo la spiaggia della Barceloneta, Daniel attraversa Plaça Catalunya in tram, passeggia sulla Rambla e  si reca a Plaça de Sant Felip Neri per parlare proprio con Nuria, che lì vive. Ho citato solo pochi dei luoghi presenti all'interno dell'opera di Zafon, ma ne troverete molti altri durante la vostra lettura, che vi mostreranno uno dei volti di questa magnifica città spagnola.


Potrei dirvi ancora mille cose su questo romanzo, ma finirei con  il svelarvi troppo e quindi cerco di tacere e di lasciarvi il piacere di questa nuova lettura tutta da scoprire.

Un bacione amici e a presto!


sabato 14 maggio 2016

Recensione: Il cavaliere d'inverno

Cari lettori, oggi vi parlerò di un libro che ho amato sin dalla prima pagina e spero di convincervi a leggerlo, perché se non lo farete vi perdere davvero tanto. Ecco la scheda di presentazione:


Titolo: Il cavaliere d'inverno
Autrice: Paullina  Simons
Anno di pubblicazione: 2000
Titolo originale: The bronze horseman
Edizione: BUR
Pagine: 697
Prezzo: 10 euro 
Citazione preferita: " << Ho trovato il vero amore sulle rive del Kama.>>
<< Io l'ho trovato in via Saltjkova - Scedrina, mentre mangiavo il gelato seduta su una panchina.>>
<< Non mi hai trovato Tatia. Non mi stavi neanche cercando. Sono io che ti ho trovata.>>
Lunga pausa.
<< Tu mi.. stavi cercando? >>
<< Da una vita>>. "

Trama: Leningrado, estate 1941. Tatiana e Dasha sono sorelle e condividono tutto, perfino il letto nella loro casa affollata, in cui vivono con i genitori e i nonni. Dasha ha un nuovo fidanzato e non vede l'ora di presentarlo a Tatiana, ma un annuncio alla radio manda di colpo in pezzi la loro serenità: il generale Molotov comunica che la Germania ha invaso la Russia. E' iniziata la guerra.
Tatiana, uscita per fare scorte di cibo, incontra Alexander un giovane ufficiale dell'Armata Rossa. Tra loro nasce un'attrazione irresistibile, ma non sanno che il loro amore è proibito. Tra morte, passione e odio si consuma la guerra, chi sopravviverà a tutto questo?




Come avrete potuto notare dalla trama, in questo romanzo c'è tutto: amore, desiderio, storia, guerra, odio e via discorrendo. Non esagero dicendovi che appena l'ho terminato, mi ci è voluto un po' per prendere in mano un altro libro, perché "Il cavaliere d'inverno" mi ha lasciato tanto, in troppo poco tempo da riuscire a metabollizarlo e da lasciare andare i personaggi a cui mi sono legata, come se fossero miei amici. 
Ho deciso così di passare in rassegna i contenuti che mi hanno più colpita, in modo da darvi un' idea più precisa della lettura che vi sto consigliando e che ( se riesco a convincervi), affronterete.


LA GUERRA: Ho studiato guerre di tutti i tipi, ho guardato film e documentari di ogni genere, ma mai sono riuscita a comprenderne una così tanto. Credetemi se vi dico che vi sembrerà di essere lì e vivere l'attacco di Hitler alla Russia con tutti gli altri personaggi. Questo perché Paullina Simons non tace su nulla: sulla razione quotidiana del pane che ricevevano i lavoratori, i soldati e le persone a carico della famiglia, il numero delle vittime, la violenza delle bombe, ma soprattutto la fame (non vi anticipo niente, capirete tutto leggendo il libro).

DASHA: Dasha è la sorella maggiore di Tatiana, in molti la odiano, ma io no. Erroneamente diversi lettori credono che sia Tania la più fragile, ma io ho capito fin dalla prima volta che ho incontrato questo personaggio che non è così. Dasha è egoista, perché sa che la sorella vale molto più di lei. Conosce la verità ( non posso dirvi su cosa ma lo scoprirete), eppure fa finta di non vedere, perché non vuole perdere l'amore della sua vita, vuole sposarsi e diventare una donna. Ho pianto molto per lei, per il suo sfortunato destino.

DIMITRI: In questo romanzo troviamo anche la figura dell'inetto, opportunista e subdolo Dimitri. Quest'ultimo è "un amico" di Alexander, i due sono stati al fronte insieme ed hanno un segreto che li lega. Su questo farà leva Dimitri per ottenere tutto quello che vuole dall''ufficiale, anche la sua felicità. Inutile dire che non sopporto questo personaggio, ma tranquilli, alla fine avrà ciò che si merita.

L'AMORE:  

"Eri seduta da sola su questa panchina,col tuo sguardo da bambina indifesa,i capelli biondi e gli occhi radiosi. Mangiavi il gelato con un gusto e una dolcezza tali che non potevo credere ai miei occhi. Era come se non ci fosse nient'altro al mondo,in quella domenica d'estate. Ti sto dicendo tutto questo,in modo che se avrai bisogno di coraggio in futuro e io non saró accanto a te,saprai dove cercarlo. Eri lì che mangiavi il gelato,indossavi i tuoi sandali rossi e un vestito stupendo,incurante del fatto che una guerra stava per cominciare e che la vita ti avrebbe portata chissà dove. Era come se sapessi che ce l'avresti fatta,ed è questo il motivo per cui ho attraversato la strada,Tatiana.
Perché io credevo che tu ce l'avresti fatta. Perchè credevo in te."


Tatiana e Alexander vivono un amore così forte e travolgente, che sarà fondamentale per permettere ad entrambi di non farsi vincere dalla guerra, di restare vivi e resistere alla fame e alle bombe. Secondo l'opinione di molti, Alexander è un uomo aggressivo e violento, ma scusatemi se mi permetto di dissentire: a pensare ciò è solo chi non ha capito nulla dell'intera storia. Il protagonista maschile de "Il cavaliere d'inverno", ha solo 22 anni ed ha un passato davvero doloroso alle spalle, questo ci fa capire perché molte volte grida invece di parlare o diventa violento e antipatico quando si tratta di difendere la sua Tania: è il solo modo che conosce per non perderla, per non soffrire di nuovo.
Nella seconda parte del romanzo, poi conosciamo un altro lato del nostro Shura ( nomignolo utilizzato da Tania per riferirsi ad Alexander): dolce, disponibile e romantico. Nei giorni trascorsi a Lazarevo, non fa atro che prendersi cura della sua amata, cerca di non trascurarla, di farle avere tutto ciò che merita, di renderla felice. 


SAGA: Avevo così tante cose di cui parlarvi, da dimenticarmi la più importante. "Il cavaliere d'inverno", è il primo romanzo di una vera e propria trilogia e gli altri due libri che la completano sono:

- Alexander e Tatiana.
- Il Giardino d'estate.

Leggerò e recensirò presto anche loro, quindi sbrigatevi a prendere in mano questo primo volume perchè io vi aspetto qui per ricevere le vostre preziose opinioni. Per farvi venire ancor più curiosità e convincervi ancor di più ad aquistarlo, vi lascio citandovi alcune parole della pagina finale di questo libro.

 "Soldato, lascia che ti accarezzi il viso e baci le tue labbra, lasciami urlare attraverso i mari e sussurrare attraverso i prati ghiacciati della Russia quello che sento per te... Luga, Ladoga, Leningrado, Lazarevo... Alexander, un tempo ora mi hai portata, e ora io porto te. Nella mia eternità, ora io porto te.
Attraverso la Finlandia, attraverso la Svezia, fino in America con le mani tese, mi ergerò e mi farò avanti, destriero nero che galoppa senza cavaliere nella notte. Il tuo cuore, il tuo fucile, mi conforteranno, saranno la mia culla, la mia tomba.
Lazarevo stilla il tuo essere nel mio cuore, goccia d'alba al chiaro di luna, goccia del fiume Kama. Quando mi cerchi, cercami là, perché là sarò tutti i giorni della mia vita."


 

giovedì 21 aprile 2016

Tanti auguri Charlotte Bronte!

Miei cari lettori, oggi è il compleanno di una favolosa scrittrice Charlotte Bronte, così ho deciso di festeggiarla con un post. Devo ammettere che di questa autrice, ho letto solo un'opera e cioè "Jane Eyre", ma ben presto vorrei recuperare, infatti appena le mie finanze me lo permetteranno, acquisterò "Villette" . A questo proposito volevo ricordarvi che la Fazi editore ha pubblicato delle edizioni davvero molte belle anche di opere quasi sconosciute della Bronte, come: "Il professore", "Villette", "Shirley" e via discorrendo ( potrete trovarle tutte sulla pagina ufficiale dell'editore cliccando qui).
Dopo queste informazioni, vorrei passare direttamente a celebrare la cara Charlotte, ma soprattutto vorrei ringraziarla per quello che probabilmente ha insegnato a tutti noi.


 Charlotte, anche se non hai mai amato Jane Austen (e questo per me sarebbe stato un buon motivo per "odiarti"), ho apprezzato così tanto il tuo romanzo da leggerlo tutto d'un fiato. 
Tutti ricordano tua sorella Emily e il suo "Cime Tempestose", ma a me questa cosa non va giù. Ho sempre odiato la petulante e antipatica Catherine, mentre Jane ha suscitato in me un fascino irresistibile, soprattutto per la sua storia, perché di così vere non esistono più.

Grazie, perché ci ha insegnato che anche un orfana senza affetti  ne risorse, può costruirsi un buon futuro e contare qualcosa nel mondo.

Grazie per averci donato Mr Rochester, che sarà anche "vecchio", ma ha fascino da vendere.

Grazie per averci fatto capire che l'amore non ha età, anche quando gli anni di differenza sono più di 20.

Grazie per la brughiera inglese, ogni volta che la "leggo" e la immagino mi viene voglia di tuffarmici dentro, stendere un telo e leggere un libro.

Grazie per la scena in cui Mr Rochester si traveste da zingara indovina. E' stata spassosissima,dove lo trovi un uomo capace di compiere un gesto del genere e che rivela (in un certo senso), il suo amore alla donna che ama?

Grazie per il lieto fine, perché è sempre bello sperare che tutto vada per il meglio. Noi lettori vogliamo proprio questo.

Ed infine cara Charlotte, Tantissimi auguri!!! 


  

lunedì 18 aprile 2016

Gli amori difficili di Italo Calvino

Cari lettori e lettrici, è quasi un mese che non scrivo nel blog e prometto di non allontanarmene per così tanto tempo, mai più! Ma torniamo a noi. Oggi vi parlerò di una raccolta di racconti che ho scelto per l'IBC 2016: 
Gli amori difficili di Italo Calvino
Tutti sanno quanto questo autore mi sia entrato nel cuore. Il nostro primo incontro risale alla lettura del "Barone Rampante", ero una liceale un po' annoiata e durante l'estate del 2009 decisi che a farmi compagnia doveva essere Cosimo di Rondò. Così lui mi ha raccontato tutti i suoi segreti ed io li ascoltati (letti) come se fossero i miei. Da allora, non ho più abbandonato Italo ed ho continuato a vivere nelle sue avventure, perché mi ci trovo sempre troppo bene e posso dirvi che anche questa volta non mi ha per niente delusa!




Titolo: "Gli amori difficili"
Autore: Italo Calvino
Pubblicazione: 1958
Formato: Cartaceo
Prezzo: 11 euro
Edizione: Oscar Mondadori
Pagine: 230
Citazione Preferita: "M'accorgo che correndo verso Y ciò che più desidero non è trovare Y al termine della mia corsa: voglio che sia Y a correre verso di me, è questa la risposta di cui ho bisogno, cioè ho bisogno che lei sappia che io sto correndo verso di lei ma nello stesso tempo ho bisogno di sapere che lei sta correndo verso di me."




Questa raccolta di racconti è divisa in due parti: la prima chiamata, appunto "Gli amori difficili" che comprende le avventure "amorose" di protagonisti sempre diversi (es: l'avventura di un automobilista, l'avventura di un poeta, l'avventura di un impiegato e via discorrendo) e una seconda parte, intitolata "La vita difficile" che raccoglie due racconti "La formica argentina" e "La nuvola di smog".
Adesso non ci resta che inoltrarci all'interno del romanzo, presentandomi i punti che mi hanno più colpita.



IL soldato, di cui parla Calvino nel suo primo racconto, non ha mai conosciuto l'amore. Lui non ha mai provato a toccare una donna, a farlo per davvero. Così approfitta di una vedova, che si trova a salire sul suo stesso treno e che prende posto accanto a lui. La donna lo lascia fare, anzi quasi lo invita ad assaggiare la sua carne, ad entrare nel suo mondo fatto di buio e di solitudine. E così si incontrano, in un'unione fatta di istanti.

Ne l'avventura di un automobilista, l'amore è visto come una corsa verso l'ignoto. Perché a volte davanti ai sentimenti agiamo come degli incoscienti e vogliamo che l'altro faccia altrettanto.
Questo è stato il racconto che mi ha colpito di più, infatti descrive al meglio l'irrazionalità che contraddistingue ognuno di noi, quando ci si trova dinnanzi ad un sentimento così grande che finisce per offuscarci la mente. Solo dopo averlo vissuto, forse, ci soffermeremo a riflettere su tutti gli sbagli che abbiamo fatto, ma ormai sarà tardi e forse è meglio così. Credetemi, magari lo penserete, ma non vorrete mai tornare indietro per cambiare il passato, ciò che avrete fatto farà parte della vostra vita, sarà una delle tante esperienze che nessuno potrà mai toccarvi e un giorno finirete per riderci su.

L'avventura di un fotografo, è di un attualità spaventosa. Calvino mi ha praticamente catapultato nel mondo di oggi fatto di foto, selfie, hashtag e social. Leggete attentamente queste parole:


"Basta che cominciate a dire di qualcosa: << Ah che bello, bisognerebbe proprio fotografarlo!>> e già siete sul terreno di chi pensa che tutto ciò che non é fotografato é perduto, che é come se non fosse esistito, e che quindi per vivere veramente bisogna fotografare quanto più si può, e per fotografare quanto più si può bisogna: o vivere in modo quanto più fotografabile possibile, oppure considerare fotografabile ogni momento della propria vita. La prima porta alla stupidità, la seconda alla pazzia."



Ammettiamolo, abbiamo perso l'amore per la nostra vita, perché non riusciamo più a goderci le piccole cose. Tutto finisce per essere fotografato, anche il cibo, un regalo, una dichiarazione d'amore, perdono di valore quando vengono messi alla mercé di tutti. Ognuno di noi si sente un fotografo, o meglio una star dei social, soprattutto quando viene apprezzato con dei "like", perché quelli ci fanno stare bene, il resto ormai non conta più. 
Leggendo queste pagine, mi sono venute in mente tutte quelle coppiette che al ristorante non si tengono per mano, ma guardano i loro smartphone ed a stento riescono a consumare la cena. Forse non abbiamo più nulla da dirci? Io voglio credere ancora che non sia così.

Infine voglio parlavi del racconto dal titolo "La formica argentina", che ho trovato davvero molto simpatico, ma soprattutto ci ho visto dentro la metafora dell'amore come sopravvivenza. 
Due neo sposi vanno a vivere in un paese completamente assediato dalle formiche argentine. Questo non permette loro di mangiare, dormire e vivere tranquillamente, in quanto sono costretti ad affrontare ogni giorno questi strani animaletti che non hanno alcuna intenzione di andar via, ma che anzi continuano imperterriti a rovinare l'esistenza di tutti gli abitanti del paesino. Dopo varie avventure, rimedi che non funzionano e vicini strambi, l'autore chiude la narrazione con l'immagine dei due innamorati e con il loro bambino, che passeggiano in riva al mare. Insomma, se c'è l'amore c'è tutto.

Spero che questi racconti possano spingervi alla riflessione come hanno fatto con me, perché leggere significa anche questo, andare incontro a qualcosa che non ci aspettavamo, ma che in realtà c'è.
 



sabato 19 marzo 2016

Caro papà, ti scrivo...

Caro Papà, quando ero solo una bambina non sapevo dirti che ti volevo bene, allora prendevo un foglio e una matita, disegnavo i nostri volti felici, le nostre mani intrecciate come se fossero una sola. 
"Tu sei il mio principe azzurro, l'uomo della mia vita", affermavo e tu pur sapendo che non si trattava d'altro che di una bugia dell'infanzia, mi prendevi sulle spalle e dichiaravi "tu sei solo mia e nessuno ti toccherà mai.".
Ero uno scricciolo, ma tu già mi amavi, mi guardavi con gli occhi pieni d'orgoglio e mi facevi sentire come la cosa più preziosa del mondo. Non avevo paura di niente, perché sapevo che c'eri tu a proteggermi, a guidarmi, a dirmi che quella cosa era giusta, mentre l'altra era completamente sbagliata. 
Poi sono cresciuta e si sa, l'amore non è bello se non è litigarello.
Abbiamo discusso per molte cose, papà: la scuola, il coprifuoco, le gonne troppo corte e quell'amica che proprio non ti andava giù, ma mi hai lasciata sbagliare. Ho commesso tanti errori, ma tu non me ne hai ricordato neanche uno, anzi mi hai aiutato a rialzarmi offrendomi una seconda possibilità e hai creduto in me. Perché è facile dire ai propri figli che stanno facendo scelte sbagliate, la cosa difficile è offrirgli una spalla su cui piangere e poi rimboccarsi le maniche insieme a loro, per rimediare a ciò che hanno fatto.
Ho dei sogni complicati e tu lo sai bene papà, all'inizio neanche tu capivi la mia ostinazione per quel futuro che tu vedevi solo di un colore: grigio, come le incertezze che poteva darmi. Poi hai avvertito la mia passione, i miei sacrifici e mi hai sostenuta, perché hai capito che la vita non è solo concretezza, ma anche aspirazione, felicità.
Caro papà, adesso sono diventata grande, ma ho ancora bisogno di te. Perché tu sarai per sempre il mio supereroe, la mia ancora di salvezza, il mio primo Uomo.

Ti voglio bene, auguri Papà <3










giovedì 17 marzo 2016

Perchè leggere un libro rende felici

Torno dall'università, dopo ore di lezione sono stanca e distrutta. Mi reco in palestra per allenarmi, torno a casa, mi faccio una doccia, mi rilasso e apro un libro.
                                         
   STOP

Finalmente il mondo si ferma, ci sono solo io, il divano, la coperta e soprattutto uno dei miei nuovi amici a righe e parole: un romanzo. 

La prima cosa che noto è il colore. Lo sfondo bianco è quello che preferisco, perché è vago, accende la mia immaginazione, tanto da invitarmi a disegnarci sopra qualcosa e da fare una scommessa con l'autore. Se riuscirò ad indovinare almeno qualche particolare della trama, avrò un vantaggio su di lui. 
Inizio a sfogliarne le pagine, a respirarne l'odore. No, non sono pazza, i libri hanno un odore ed anche bello forte. Non mi riferisco a quello di parole stampate, ma ad un odore che evoca cose: epoche passate o future, vicende sconosciute, incanto, razionalità, bellezza, verità.
Scorro tutte le pagine fino alla fine, voglio conoscere il loro numero, così da sapere quando la storia che sto "vivendo" sta per giungere al termine ed essere pronta a dirgli addio.
Leggo i nomi dei personaggi, perché mi dicono sempre qualcosa su di loro. Quelli composti da poche sillabe, mi fanno sempre pensare che nascondino qualcosa. I nomi corti mi piacciono, perché sono pieni di cose da scoprire, quelli lunghi invece si sono già svelati, rispondono all'evidenza ed io ne so qualcosa.
Di solito le storie che amo di più sono quelle che hanno pochi protagonisti, perché sono raccontati al meglio e non creano confusione. Alla fine del romanzo non resto con i miei soliti dubbi, tipo: "ed ora che farà Tizio?", "avrà superato le sue paure?",  "cosa gli riserverà il futuro?" e via discorrendo. Un lettore con i dubbi è un lettore pericoloso, non ci dormirà la notte, potrà "stalkerare" l'autore (se fosse ancora in vita) o addirittura cambiare  finale alla storia. Insomma, cari scrittori vi dò un consiglio, meglio utilizzare pochi personaggi, ma buoni, se no rischierete di farci perdere la testa.
Finalmente mi accingo a leggere il primo capitolo, ecco incontro lei, la scrittura. Subito mi accorgo se l'autore ha tanto da dire o se per dar vita al suo racconto gli son bastate poche parole. 
Lo ammetto, ho un debole per i romanzi chilometrici, dove c'è tanto da dire, anche dopo aver girato l'ultima pagina. Io li chiamo "inesauribili". In quelli piccoli ci sto davvero stretta, quasi mai rispondono alle mie esigenze e aspettative, finisce sempre che resto delusa e mi trovo tra le mani troppi interrogativi a cui nessuno può più rispondere.

Voi direte, fai tutto questo quando leggi un libro? Si, faccio tutto questo, ma soprattutto una cosa che faccio è rendermi felice. 

Un libro rende felice perché è un modo di dire basta allo scorrere lento e problematico della vita. E' una scusa per prendersi del tempo per sé, per vestire i panni di un'altra persona, avere un altro volto e vivere una vita nuova.

Leggere ti cambia la vita.







sabato 12 marzo 2016

I pesci non chiudono gli occhi di Erri de Luca #ibc16


Cari lettori, scusate la mia assenza, ma sono super presa dall' Italian Book Challenge ed ogni minuto "vuoto" della mia vita, lo sto riempendo con le letture di questo magnifico concorso. E' davvero divertente, cercare libri da collegare alle diverse categorie e così scoprire nuovi colori, nuovi autori, pagine, sfumature, insomma la felicità! 
Oggi vi presento un romanzo che ho incontrato durante questo nuovo "percorso" che sto affrontando, insomma un nuovo amico che ho aggiunto alla mia libreria.



Titolo: I pesci non chiudono gli occhi
Autore: Erri De Luca
Anno di pubblicazione: 2010
Edizione: Universale Economica Feltrinelli
Prezzo: 7 euro
Pagine: 115
Categoria IBC16: 8 - Un libro che abbia meno di 150 pagine
Citazione preferita: "Continuavo a leggere qualche giornaletto illustrato, ma di più i libri che mi riempivano il cranio e mi allargavano la fronte. Leggerli somigliava a prendere il largo con la barca, il naso era la prua , le righe onde. Andavo piano, a remi, qualche parola non capita la lasciavo stare, senza frugare nel vocabolario. In attesa di intenderla, restava approssimata. Dovevo arrivarci da solo, definirmela attraverso altre occasioni, a forza di incontrarla."

Trama: Un uomo di 50 anni torna a ripercorrere la sua vita, specialmente la sua infanzia. A 10  si scopre l'amore, l'amicizia, ci si procurano le prime ferite, il dolore e il peso delle scelte si inizia a sentire. Una vera e propria autobiografia scritta con passione e spontaneità.



Lettori, non so se avete già letto qualche romanzo di De Luca, ma ciò che posso dirvi assolutamente è che lui non delude mai. 

"I pesci non chiudono gli occhi", mi ha fatto ripensare alla mia infanzia.


"L' infanzia smette ufficialmente quando si aggiunge il primo zero agli anni. Smette ma non succede niente, si sta nello stesso corpo di marmocchio inceppato delle altre estati, rimescolato dentro e fermo fuori. Tenevo dieci anni. Per dire l'età, il verbo tenere è più preciso. Stavo in un corpo imbozzolato e solo la testa cercava di forzarlo."



Così come De Luca, anche io era una bambina persa nel suo mondo fatto di libri, leggevo tanto sotto l'ombrellone, come il ragazzino che ritrovate in queste pagine, che nell'estate dei suoi 10 anni, impara a pescare, "aiuta" sua madre a prendere una decisione importante, ma soprattutto incontra per la prima volta, l'amicizia e l'amore.

Ad un certo punto, tra queste pagine Erri, ci parla anche della propria modalità di lettura. L'autore, legge lentamente, pesando ogni parola, quasi come se volesse digerirla e farla propria. 

"Sbalordivo che si potesse leggere tutt'un libro in un giorno. Sulle righe passo lento anche adesso, vado a piedi rispetto a chi legge a velocità di bicicletta."

  

Il mio modo di leggere è completamente differente da quello di De Luca, ho un'andatura veloce, forse troppo, perché voglio divorare tutte le lettere, i punti, le virgole ed anche le righe vuote, in cui cerco di aggiungere quello che non è ancora accaduto, ma sono sicura accadrà. Nonostante ciò, mi ha fatto davvero piacere che l'attore abbia deciso di condividere con i suoi lettori, un momento così intimo, quello della lettura. Me lo immagino, seduto su una poltrona, con le gambe accavallate, fermo sulla stessa pagina da circa 10 minuti, mentre affronta con minuzia tutte le parole che verranno.

Come già detto in precedenza, il piccolo De Luca in queste pagine entra per la prima volta in contatto con l'amore. Un sentimento a lui prima di allora sconosciuto, che riscontra solo negli adulti e la cui natura non gli è decisamente chiara. 

".. sei innamorato di me?
- Si dice così? E' cominciato dalla mano, che si è innamorata della tua. Poi si sono innamorate le ferite che si sono messe a guarire alla svelta, la sera che sei venuta in visita e mi hai toccato. Quando sei uscita dalla stanza stavo bene, mi sono alzato dal letto e il giorno dopo ero al mare.
- Allora ti piace l'amore?
- E' pericoloso. Ci scappano ferite e poi per la giustizia altre ferite. Non è una serenata al balcone, somiglia a una mareggiata di libeccio, strapazza il mare sopra, e sotto lo rimescola. Non lo so se mi piace."


 Vedrete che questo romanzo vi porterà ad avere nostalgia del passato, non solo di tutte le cose belle che avete vissuto, ma anche delle brutte esperienze che vi hanno insegnato tanto e che purtroppo non torneranno più indietro. 

Insomma, "I pesci non chiudono gli occhi"  è un libro che vi terrà compagnia per un'oretta, un libro con poche pagine, ma sostanziose, che avranno il potere di riportarvi indietro nel tempo.

Allora, amici lettori, vi piace il romanzo che ho scelto per questa categoria? Voi per cosa avreste optato? Sono curiosa di leggere i vostri consigli e magari prenderli come spunto per le mie prossime letture. 
Un bacione e buon week end :)






domenica 6 marzo 2016

Ecco i vincitori del Giveaway!

Buona domenica a tutti voi, ieri si è concluso il giveaway, così oggi scoprirete i nomi dei vincitori che in  breve tempo saranno contattati da me e riceveranno i due libri messi in palio dal blog.

Quindi non perdiamo tempo, ecco i 2 vincitori:

1) Il vincitore del primo libro, "Se fossi qui con me questa sera" di Sara Tessa è: ANNA PERILLO











2) Il vincitore del secondo libro, "Una famiglia quasi perfetta" di Jane Shemilt è: MICHELA MARTORELLI 

  




Grazie a tutti voi che avete deciso di partecipare e complimenti alle vincitrici. Alla prossima e buona domenica di lettura!