giovedì 27 aprile 2017

[Recensione]: Il senso dell'elefante di Marco Missiroli

Cari lettori, oggi vi parlo di un libro che ho scoperto per caso perché regalatomi dal mio fidanzato (si, i libri me li regala sempre lui) per il mio compleanno (14 agosto) dell'anno scorso. Mi pento tanto di averci messo un po' a decidere di leggerlo, perché l'ho apprezzato tantissimo e ancora di più ho apprezzato l'autore. Di che romanzo sto parlando? Ve lo svelo nella scheda:




Titolo: Il senso dell'elefante
Autore: Marco Missiroli
Casa editrice: Guanda
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: € 11,50


Trama

La devozione verso tutti i figli, al di là dei legami di sangue: è il senso dell'elefante, codice inscritto in uno dei mammiferi più controversi, e amuleto di una storia che comincia in un condominio di Milano. Pietro è il nuovo portinaio, ha lasciato all'improvviso la sua Rimini per affrontare un destino chiuso tra le mura del palazzo su cui sta vegliando. Era prete fino a poco tempo prima, ora è custode taciturno di chiavi e appartamenti, segnato da un rapporto enigmatico con uno dei condomini, il dottor Martini, un giovane medico che vive con moglie e figlia al secondo piano. Perché Pietro entra in casa dei Martini quando lui non c'è? Perché lo segue fino a condividere con lui una verità inconfessabile? In questo romanzo Marco Missiroli va al cuore della sua narrativa, raccontando il sottile confine tra l'amore e il tradimento, il conflitto con la fede e la dedizione verso l'altro. A partire da una semplice, terribile domanda. a cosa siamo disposti a rinunciare per difendere i nostri legami?



Recensione

Attraverso questo romanzo ho conosciuto Marco Missiroli, un autore di cui sentivo parlare da tanto e che ho incontrato per caso. "Il senso dell'elefante" è stato un romanzo messomi in mano dal destino per via de il libro al buio della Feltrinelli. Come funziona? Acquisti un libro incartato con sopra solo delle frasi che fungono da indizio per farti capire un minimo cosa ci sarà all'interno e poi lo scarti e ci trovi la tua prossima lettura. Grazie a questa iniziativa della Feltrinelli devo dire che ho scoperto dei romanzi meravigliosi, che se non mi fossero capitati tra le mani, forse non avrei mai letto. "Il senso dell'elefante" è sicuramente uno di questi. Mi piace definire questo libro SOFFERENTE, perché lo scrivo a lettere grandi? Beh, perché il dolore che si respira in questo romanzo è grande quanto loro. 
Si può essere padre senza esserlo per davvero? Ci si può ritenere padre dopo una vita di assenza? Questi sono gli interrogativi a cui devono rispondere Pietro, un ex prete vissuto a Rimini e poi trasferitosi a Milano per svolgere la mansione di portinaio in un palazzo borghese, e Luca, uno dei condomini di quel palazzo, che vive al secondo piano con una moglie e una figlia. Il nuovo portinaio sembra essere coinvolto emotivamente dalla vita di Luca, il dottor Martini. Infatti, perlustra la sua casa quando lui non c'è, parla con sua moglie e sua figlia, ma soprattutto va a trovarlo nell'ospedale dove lavora e si affeziona anche ai suoi piccoli pazienti in fin di vita, in special modo a Lorenzo a cui regala un peluche di elefante.


«Dimenticavo: grazie. Per l'elefante.»
«Non sapevo cosa prendergli.»
Il dottore si adagiò al sedile.
«Lorenzo ha una predilezione per gli elefanti.» Annuì. «Anche io ho una predilezione. Da quando ho letto che si occupano del branco senza badare alla parentela.»
«Tutti per tutti. Una specie di medico della savana.»
«Tutti per tutti.»

L'elefante è una specie di amuleto in questa storia, perché tiene le fila del discorso e non ci fa perdere mai di vista l'oggetto del romanzo. L'elefante, si prende cura di tutti i cuccioli del branco pur non essendone padre. Come Pietro fa con Fernando, il ragazzone "strambo" figlio di Paola, una vedova sola che cerca disperatamente qualcuno con cui trascorrere il resto della sua vita, o con Sara la figlia del dottor Martini ed ancora con lo stesso avvocato Poppi, l'amministratore del palazzo che ha voluto fortemente l'assunzione di Pietro come portinaio e conosce tutti i suoi segreti. 

Nel romanzo si trovano una serie di flashback che riguardano la vita di Pietro quando era ancora prete ed ha capito finalmente che colui che amava non era Dio, ma Celeste, una strega che gli aveva fatto perdere completamente la testa. Missiroli separa questo ritorno al passato e il racconto del presente solo attraverso uno spazio bianco, perché i due tempi non sono così distanti tra loro e si incontrano e si intersecano di continuo, fino a scontrarsi. 

Pietro si accorge presto che la vita di Luca non è così felice come potrebbe sembrare, Viola, la moglie e Riccardo, il suo migliore amico gli nascondono un terribile segreto che il dottor Martini in realtà conosce, ma che ha sempre fatto finta di non sapere per non soffrire, per non vedere la sua vita completamente stravolta.

«La gente si lascia perché ad un certo punto decide di provare qualcun altro.» Sfiorò l'elefante.
«É l'amore minimo.»
                                     Riccardo fissò la strada e di nuovo il portinaio.
«E quale sarebbe l'amore massimo?»
«Difendere l'amore per una sola persona.»
«A volte non si può.»
«Perché non lo si vuole.»
«Parli da prete.»
«Parlo da vecchio.»
Riccardo batté le dita sul volante. «Quindi con Dio era minimo.»
«Non era amore.»
«Allora perché ti sei fatto prete?»
«Perché non ho mai conosciuto altro.»



Alla fine del romanzo, tra un flashback e l'altro il lettore si trova a scoprire quel passato che ormai già immaginava e quei segreti che tanto segreti non lo erano mai stati. Qui, Pietro, prende una decisione molto forte e cruenta, e commette un'azione che solo un genitore può compiere per salvare suo figlio da un destino già scritto. Pietro salva Luca, ma condanna se stesso, ad una vita senza legami, ad una fine che non meritava. 


                                                       
                                                                      Giudizio





"Il senso dell'elefante" fa parte di quei romanzi  che amo così tanto perché trasudano sofferenza da tutti i pori e più un libro è dolente, più ha da insegnarmi. Lo consiglio a tutti, ma soprattutto a quei padri che non hanno il coraggio di dire ai proprio figli quanto li amino e a quei figli che sottovalutano la presenza del proprio padre nella loro vita. 5 penne, super meritate. 


A presto

La contessa








lunedì 24 aprile 2017

Perché tutti dovrebbero guardare la serie tv Tredici

Buon pomeriggio cari amici, il post di oggi sarà dedicato alla serie tv che ha sconvolto letteralmente tutti i suoi spettatori, sto parlando di Tredici. Per chi non lo sapesse la serie ha per oggetto un tema delicato, quello del bullismo, infatti la sua protagonista Hannah Beker è una ragazza che dopo essere stata vittima di una serie di episodi di bullismo decide di suicidarsi, ma non lo fa in silenzio, anzi, decide di lasciare 7 cassette in cui ha inciso i motivi e le persone che l'hanno portata a compiere questo orribile gesto. 



"Tredici", tratto dall'omonimo romanzo di Jay Asher, affronta dei temi delicatissimi quali la violenza sessuale, il suicidio e il bullismo, in maniera consapevole e soprattutto reale, grazie anche ad un cast eccezionale. A chi di noi non è capitato di sentirsi etichettare in un certo modo? A quale ragazza non è mai successo di sentirsi dire che era una "facile", solo perché il proprio fidanzato dell'epoca aveva parlato troppo con i suoi amici o aveva inventato tante bugie per ergersi a "grande"uomo davanti a loro. Credo sia successo a tutti, ma non siamo uguali e non reagiamo allo stesso modo. C'è chi ha un carattere forte e si fa scivolare tutto addosso, chi ha un vero amico su cui può contare, chi sfoga la sua rabbia con lo sport e via discorrendo. Ma nel caso di Hannah tutto questo non c'è, i presunti amici spariscono, il ragazzo che le piace sembra non capirla e lei si trova da sola a combattere contro i bulli della sua scuola. Hannah cerca di combattere, cerca di non essere debole, ma ogni volta che riesce a rialzarsi trova sempre qualcosa sul suo cammino che la fa cadere di nuovo. E caduta dopo caduta, ferita dopo ferita, la sua fragilità viene fuori e la sua anima stanca in cerca di pace la spinge verso il suicidio. 

Ho deciso di scrivere questo post, non perché voglio parlare del cast, della colonna sonora e della trama del telefilm, ma solo per affermare il fatto che questa serie, secondo il mio parere, dovrebbero guardarla tutti: genitori e figli, insegnanti e alunni, nonni e nipoti. Se non avete ancora capito il perché ve lo spiego molto semplicemente. 

Spesso gli adolescenti, o più in generale, i ragazzi credono di essere soli, in quanto pensano che nessuno possa capirli e che a nessuno capiti ciò che succede a loro, ma non è così e Tredici ce lo insegna. Tutti ci siamo passati, bulli e vittime sono dappertutto, ma ognuno di noi può fare la differenza. Gli episodi di bullismo, dal più al meno grave vanno denunciati, solo così potrete essere aiutati voi e chi li compie. Imparate a parlare con i vostri genitori, perché chi lo fa non è debole, ma coraggioso. Infatti, chi decide di essere sostenuto dimostra coraggio da vendere. Non cercate la vendetta, perché è solo dannosa per voi, da un gesto nasce un altro gesto e si crea un circolo vizioso difficile da fermare. Parlatene con i vostri amici, confidatevi con loro o con le persone di cui più vi fidate, vi farà bene. E soprattutto non vergognatevi mai di ciò che vi è stato fatto o detto, non siete voi i codardi, ma loro.

Mi scuso se per alcuni di voi questo post possa sembrare fuori luogo oppure se io vi abbia dato l'impressione di voler essere saccente, ma credetemi non è così. Vorrei tanto che si lanciassero molti di più di questi messaggi positivi, su tutte le piattaforme web e i social, in modo da aiutare quei ragazzi che stanno affrontando una sfida così ardua, come lo è quella contro il bullismo.

A Presto

La contessa.


giovedì 20 aprile 2017

Classic Book Tag

Buon pomeriggio cari amici, oggi niente recensioni, niente rubriche  e niente di niente di ciò che conoscete. Infatti, ho deciso di "lanciarmi" nel mio primo book tag, che di solito non mi entusiasmano, ma questo è diverso dagli altri perché parla di classici, il mio genere preferito. L'ho ascoltato per la prima volta grazie al video postato da Chiara (potete vederlo cliccando QUI) e mi è piaciuto così tanto che ho deciso di proporlo sul mio blog. Pronti? Ecco le domande:


1) Un classico di cui tutti hanno parlato ma a te non è piaciuto.



Mi dispiace deludere tutti i fans di "Cime Tempestose", ma giuro che a me non ha fatto assolutamente impazzire. Sarà che l'ho letto subito dopo aver concluso "Orgoglio e Pregiudizio", ma in questo libro non ci vedo né amore né passione, almeno da parte di Catherine Earnshaw, che trovo viziata e antipatica da morire. Per Heathcliff provo, invece, solo tanta pena e non capisco come possa essersi innamorato di una donna del genere. Insomma, "Cime tempestose" non riesco proprio a valutarlo positivamente e, anzi, preferisco molto di più "Jane Eyre" di Charlotte Bronte, rispetto ad esso. 






2) Il periodo storico del quale ti piace leggere

Non ho un periodo storico preferito di cui mi piace leggere, però, devo ammettere che ai romanzi ambientati in epoche recenti preferisco quelli storici, quelli in costume per intenderci. Mi piace conoscere quante più cose possibili delle epoche antiche, dei vestiti che le dame indossavano e di come gli uomini meno abbienti vivevano. Amo leggere di regine, principi e principesse qualunque sia il periodo storico in cui vissero e qualunque paese governassero. In questo senso sono molto curiosa.

3) La fiaba preferita

Di recente sto leggendo tutte le fiabe nella loro forma originale per scoprire tutte le differenze che esse hanno con i film animati della Disney e devo dire che le preferisco molto più così, ossia nel modo in cui sono state scritte in realtà. Di recente, nella rubrica "Le fiabe tra realtà e fantasia", mi sono occupata di Biancaneve (potrete trovare il post QUI), che è la fiaba alla quale sono più affezionata, perché fin da bambina mi hanno sempre paragonata a questa principessa per via del fatto che le somiglio molto fisicamente. Ecco perché è la mia preferita.



4) Un classico che ti vergogni di non aver ancora letto





Si devo ammetterlo, non ho letto "Il piccolo principe". Lo so, dovrei mettermi in un angolino e vergognarmi, ma vi giuro che ci ho provato è che proprio non mi prende e non mi riesce a piacere. Forse ho iniziato a leggerlo troppo tardi? Non lo so, ditemi voi il motivo e magari spronatemi a leggerlo, solo voi potete riuscirci!









5) 5 classici che vorresti leggere in un futuro vicino

Pur essendo laureata in lettere moderne devo ammettere che non ho letto tantissimi classici italiani, per questo ho deciso che quest'anno ne leggero alcuni come il "Fu Mattia Pascal" di Pirandello e "La storia " di Elsa Morante. Per quanto riguarda la letteratura estera vorrei leggere al più presto "Guerra e pace" di Lev Tolstoj, "Madame Bovary"di Gustave Flaubert e "Villette" di Charlotte Bronte.


6)Un libro o una serie di libri tratti da un classico

Beh, a questa domanda non so molto bene cosa rispondere, però sicuramente al più presto vorrei leggere quei romanzi che riprendono "Orgoglio e Pregiudizio" come "L'indipendenza della signorina Bennet" di Colleen McCullough, che parla della vita di Mary Bennet, l'unica sorella di Lizzie a non essersi sposata, oppure "Il diario di Bridget Jones".

7) Un bel film o una serie tv tratte da un classico






Qui non posso non tirare in ballo sia la trasposizione cinematografica del 2005 di "Orgoglio e Pregiudizio", sia la serie tv della BBC con Colin Firth nei panni di Mr Darcy. Ho amato entrambe perché rispettano il romanzo e non lo riducono al minimo come a volte accade. Li ho guardati entrambi mille e mille volte e non smetterò mai di farlo. 

Inoltre, mi è piaciuta tantissimo anche la serie tv che è stata prodotta sempre dalla BBC (che sia lodata) lo scorso anno, di "Guerra e pace". Io non ho ancora letto il libro, come ho detto sopra, ma questa serie mi ha fatto venire ancora più curiosità di leggere questo bel mattone scritto da Tolstoj.



8) Un film tratto da un classico che non ti è piaciuto

Qui devo essere d'accordo con Chiara, il film che ho apprezzato di meno tratto da un classico è sicuramente "Anna Karenina" del 2012. Quando sono andata a vederlo al cinema ero sicurissima che mi sarebbe piaciuto, perché questo film è diretto da Joe Wright, lo stesso regista di "Orgoglio e Pregiudizio" ed "Espiazione" che ho amato tantissimo. Invece, ho avuto una brutta sorpresa. Prima di tutto, anche se Keira Knightley è una delle mie attrici preferite, non riuscivo proprio a vedercela nei panni di Anna, lei ce l'ha messa tutta ad entrare nel personaggio, ma io la Karenina me la figuravo come una donna robusta e con i lineamenti tipici delle donne russe. Ma la cosa che in assoluta mi è meno piaciuta è il fatto che tutto fosse ambientato all'interno di un teatro e che cambiassero scenografia ogni volta che i personaggi si trovavano in un luogo diverso. Beh, questo proprio non dovevi farlo caro Wright, perché mi ha fatto dimenticare che si trattasse del romanzo di Tolstoj e che fossimo in Russia. No, no e riassumo ancora il tutto con un grande NO. 

9) Edizioni di classici che vorresti collezionare

Io ho questa edizione bellissima della Bur delle fiabe russe, e vi giuro davvero che è meravigliosa. Per questo vorrei collezionarle tutte, infatti il mio prossimo acquisto saranno i tre tomi del Paradiso, Purgatorio e Inferno di Dante. Come può una laureata in lettere non possederli?

10) Un classico poco conosciuto che vorresti consigliare

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Allora, non credo che questo romanzo della Gaskell sia poco conosciuto, anzi penso sia stato riscoperto da poco, però sono sicura (lo dico per esperienza personale), che è molto difficile da reperire, ma posso dirvi con certezza che vale assolutamente la pena leggerlo. L'autrice, a mio parere, non ha nulla a che vedere con Jane Austen come molti dicono, ma il suo stile raffinato ed elegante e la sua intenzione di scrivere con obiettività dando spazio alla verità, ma l'hanno fatta davvero amare. 


Ecco concluso il mio primo Book tag che ha per oggetto i classici, io spero vi sia piaciuto e invito tutte le mie amiche blogger e non solo a rispondere a queste curiosità. Se decidete di farlo anche voi, lasciatemi il link nei commenti e subito andrò a spulciare le vostre risposte!

Un bacio a tutti e alla prossima :*















martedì 18 aprile 2017

[Recensione]: Canterà il gallo di Rosanna Spinazzola

Cari amici, avete trascorso una buona pasqua e una divertente pasquetta? Spero di si. Io oggi, dopo le abbuffate dei giorni scorsi e le gite al mare, torno sul blog per parlarvi  di un romanzo distopico molto particolare, inviatomi dalla casa editrice Flower-ed. Ecco la scheda:




Titolo: Canterà il gallo
Autore: Rosanna Spinazzola
Casa editrice: flower-ed
Data di pubblicazione: 25 settembre 2016
Genere: Distopico
Pagine: 279
Prezzo: Cartaceo € 15,98; Ebook € 2,49
Citazione preferita: "... La tua mente geniale riesce a capire che non c'è un posto dove posso stare meglio? Non esiste per nessuno e non esiste da nessuna parte, e se ti sposti ti porti dietro quello che hai dentro. Lo porti altrove, perché tu sei altrove".

Trama: In un futuro distopico, a causa dell'inquinamento e di una grave crisi energetica che hanno reso necessari i razionamenti dei beni di prima necessità, alcuni eserciti nazionali hanno preso il controllo della terra, realizzando in modo disomogeneo e approssimativo un nuovo ordine mondiale. In un distretto periferico, una giovane donna incinta è ricercata dai soldati. In fuga nel bosco, con il ventre gonfio e la febbre, patisce la fame e il freddo. Alla ricerca di un rifugio, scopre che quei luoghi non sono disabitati come sembrano: alcuni incontri la porteranno ad acquisire maggiore consapevolezza e a scoprire nuove possibilità di esistenza.



Recensione



"Canterà il gallo" è un romanzo distopico ambientato in un mondo crudele al cui vertice ci sono i soldati, uomini spietati che dettano regole e leggi, come quella che vuole che ogni famiglia divida i frutti della sua terra con loro, oppure quella del figlio unico. Quest'ultima, però, a tratti sfugge dal controllo degli uomini di potere perché, come nel caso della protagonista di questo romanzo, capita che a volte nascano dei gemelli e la ragazza in questione lo è. Lei e suo fratello, sono gemelli, ma non potrebbero essere più diversi, lui vorrebbe fuggire da questa realtà assurda che non gli appartiene, mentre la ragazza vorrebbe condurre una vita normale o almeno ci prova, sposandosi e restando incinta. Ma niente va come lei stessa aveva sperato e quando viene ucciso il generale del suo distretto, i sospetti ricadono su suo fratello e  la donna è costretta a fuggire per non essere rintracciata dai soldati che hanno distrutto la sua famiglia. 


"Procedere alla cieca verso un futuro incerto forse non era la cosa giusta, ma non è forse ciò che tutti facciamo? Cercare riparo in una costruzione solida, di calce e mattoni e illudersi che possa essere qualcosa di più. Un posto dove i sensi di colpa smettono di masticare il cuore e dove,  per magia, tutti i nostri bisogni insoddisfatti possono trovare finalmente ragione".

Per salvarsi, la protagonista, si rifugia nel bosco. Il buio di cui aver paura, l'ignoto da esplorare, il niente in cui cercare se stessi. Qui incontrerà la fame, la sete e la disperazione più totale che verranno raccontati dall'autrice in maniera cruda e violenta, ma soprattutto realistica, tanto che al lettore sembrerà di star vivendo la stessa situazione della ragazza. Ma ci saranno anche pochi, ma significativi incontri con dei personaggi che le saranno di ispirazione, come il vecchio che vive isolato all'interno del bosco, intagliando pezzi di legno e raccogliendo i frutti della terra.

"Come mi chiamo? E che ne so. Gli uccelli hanno un nome per chiamarsi, forse? I nomi, i nomi? Il peggiore errore del mondo è chiamare le cose. Ogni singola, minuscola, inutile cosa. Una etichetta qua, un titolo là e il peggio è fatto, già.  Non vedi più le cose, vedi solo il nome. Vedi un guscio vuoto. I nomi sono utili come un guscio vuoto. Come una casa disabitata, un piatto senza minestra. Una chiesa senza Dio".

Avrete di certo fatto caso al fatto che non ho menzionato nessun nome, ma non l'ho fatto semplicemente perché non ce ne sono. La protagonista si chiama ragazza, il suo gemello fratello, l'anziano signore incontrato nel bosco, vecchio e così via. Insomma non ci sono nomi, né personaggi ai quali affezionarsi, ma solo la metafora dell'uomo che deve crearsi il suo posto nel mondo e deve farlo solo con le sue forze. 
Probabilmente, però, questo è uno dei pochi punti che non amo del romanzo, perché io ho bisogno di poter dare un nome ad una persona per poterla conoscere e, talvolta, immedesimarmi in lei. Anche se devo dire che l'autrice, con le sue descrizioni minuziose e la sua attenzione ai particolari, riesce a coinvolgere il lettore e a trasmettere le emozioni e le sensazioni che la sua protagonista sta provando.


"L'espressione più vera, l'unica possibile, del dolore, è il silenzio. Il resto, è cornice. Non tormentarti. Non avrai mai tutti i pezzi. Ѐ questo quello che succede, quando si perde qualcosa. Non si può comprendere tutto. Non tormentarti".

"Canterà il gallo" mi ha stupita molto per il suo finale a sorpresa quando la ragazza, dopo un lungo peregrinare, incontra finalmente una persona a lei familiare e quando crede di essere salva si rende conto che in realtà si è salvata da sola e che potrà vivere solo continuando a farlo, come il vecchio le ha insegnato. 


Voto rampante



In definitiva, attribuisco tre penne a questo romanzo che ho apprezzato molto soprattutto per lo stile rude e crudele dell'autrice, anche se avrei voluto (come ho già detto sopra) che avesse attribuito dei nomi ai suoi personaggi, in modo da poter permettere ai lettori di affezionarsi a loro e di conoscerli a pieno. 


Spero di avervi conviti a leggere questo romanzo distopico, ci vediamo presto con tante curiosità e novità.

Un abbraccio

La vostra Contessa





venerdì 14 aprile 2017

The Forgotten. A glimpse of humanity di Elvira Vigliano

Cari lettori, oggi voglio parlarvi di un libro che mi sta molto a cuore e non solo perché è stato scritto dalla mia brillante amica Elvira, ma soprattutto per via degli importanti temi trattati quali l'aborto, la morte e l'omosessualità. Vi ho incuriosito? Beh, ecco la scheda riassuntiva di questa raccolta di racconti.





Titolo: The forgotten. A glimpse of humanity
Autore: Elvira Vigliano
Casa editrice: Prospero editore
Genere: raccolta di racconti
Pagine: 110
Lingua: inglese
Prezzo: Cartaceo € 9,00, Ebook € 2,99.
Potete acquistarlo cliccando QUI (presto su Amazon sarà disponibile anche in formato cartaceo)


Trama: Una viaggiatrice indefessa, libera da pregiudizi e stereotipi, si spoglia dei propri abiti europei e, attraverso l'ascolto degli altri, arriva a formulare una piccola collezione di scene di vita comune e di testimonianze di chi spesso non ha voce né diritti. Brevi racconti in lingua inglese per offrire una visione completamente distorta, del mondo in cui viviamo. 



"The forgotten. A glimpse of humanity" è una raccolta di 6 brevi racconti, la cui protagonista è una giovane donna che prende la decisione di viaggiare per il mondo e spogliandosi tutti i pregiudizi, decide di rappresentare attraverso il suo punto di vista le cose che ha visto, le persone che ha incontrato e le emozioni che ha provato. L'autrice sceglie di parlare in prima persona, in modo che ognuno di noi si possa identificare con lei e possa provare ad indossare i suoi panni e a vivere la sua esperienza. Nonostante i temi trattati siano davvero complessi, i racconti scritti dalla mia amica Elvira non sono per niente noiosi e sono scevri da qualsiasi moralismo o critica, perché l'intento del suo libro non è quello, anzi se mai è proprio il contrario, visto che l'autrice vuole aprirci gli occhi, spronarci a capire che non tutto è come sembra e che per scoprire davvero qual è la verità, bisogna mettersi in gioco e viverla. Proprio come ha fatto lei, quando, come apprendiamo nel secondo racconto dal titolo "An encounter I'll never forget",  ha deciso di partire per la Turchia e proprio lì incontra un uomo di nome Arif che le chiede di seguirlo per condurla nel suo bazar e mostrarle una meravigliosa tecnica di pittura che non aveva mai visto prima. Quell'uomo ed Elvira parleranno dei pregiudizi che nascono intorno alla Turchia e ai turchi e l'autrice ci racconta di come Arif con la sua dolcezza e gentilezza abbia fatto cadere, uno ad uno, tutte le paure e i preconcetti che lei nutriva nei confronti del suo popolo.
Un altro racconto che mi ha colpita tantissimo e il sesto dal titolo "I wish I was a male", ambientato in  Italia che ha per oggetto le discriminazioni che ancora oggi le donne sono costretta subire sul lavoro. Chi non ha mai desiderato per questo, e non solo, essere nata uomo? Sicuramente molte di noi, ma non per questo dobbiamo abbatterci, perché un mondo migliore non si conquista con le lamentele, ma combattendo e noi donne questo lo abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo.
Infine, molti potrebbero chiedersi, (l'ho fatto anche io), perché l'autrice ha deciso di non scrivere questi racconti nella sua lingua madre, ma in inglese. La risposta, anzi le risposte, a questa domanda sono due. Prima di tutto i racconti sono nati lì dove sono stati vissuti, e quindi Elvira durante i suoi viaggi ha sempre parlato in inglese e ha iniziato proprio a scrivere in questa lingua. Il secondo motivo è legato al fatto che l'inglese è la lingua universale in cui tutti possono esprimersi ed essere capiti, accorcia le distanze e i pregiudizi e ci permette di comunicare anche se apparteniamo a paesi diversi. Detto ciò, anche io non me la cavo benissimo con questa lingua, ma devo dire che i racconti contenuti in "The forgotten. A glimpse of humanity", sono molto brevi e lineari e già attraverso una lettura superficiale si riesce ad afferrare il senso di ciò che è scritto.

Insomma cari lettori, vi consiglio assolutamente di leggere questo breve libro, sia per esercitare un po' il vostro inglese, ma anche per riflettere su quelle tematiche che a volte sembrano tanto lontane da noi, ma che in realtà sono più vicine di quanto pensiamo.

Infine voglio ringraziare la mia amica Elvira per la dedica bellissima che ha lasciato sulla copia che ho acquistato del suo libro e augurarle tutto il meglio, perché se lo merita per davvero.

Un abbraccio dalla vostra contessa e a presto!



mercoledì 12 aprile 2017

[Le fiabe tra fantasia e realtà]: Biancaneve

Cari amici, sono tornata con l'appuntamento più amato del blog: le fiabe. Nei post precedenti vi avevo parlato di Cenerentola e della Sirenetta, oggi invece vi racconto di una delle mie principesse Disney preferite: Biancaneve. Perché è la mia preferita? Allora, dovete sapere che fin da bambina mi hanno sempre detto che avevo le stesse sembianze di Biancaneve per via della mia carnagione chiara, dei miei capelli scuri e delle mie labbra carnose. Quindi, come non potevo rendere questa fiaba oggetto della mia rubrica? Detto questo, oggi vi parlo delle differenze, che in realtà non sono tantissime, che intercorrono tra il cartone della Disney e la fiaba dei fratelli Grimm con protagonista proprio Biancaneve. Pronti? Eccole:





1. Non solo la mela

Nel cartone della Disney Biancaneve incontra una sola volta, presso la casa dei nani, la matrigna sotto le sembianze di vecchietta che gli rifila la mela avvelenata. Ma non è così. Infatti ancor prima di questo tentativo (che sarà l'ultimo), l'antagonista di Biancaneve cerca di ucciderla, prima vendendogli un nastro che poi le legherà in vita in modo così stretto da farle mancare il respiro e poi la seconda volta le vende un pettine avvelenato. I nani riescono a salvare la giovane protagonista, prima sfilandole il nastro e poi togliendole il pettine dai capelli, ma con la mela, la regina, crede davvero di essersi sbarazzata della sua figliastra.




2. Il principe

Dopo aver posto il corpo di Biancaneve in una bara di cristallo, i nani vegliano su di lei notte e giorno, ma ad un tratto arriva un principe e chiede loro di donargli la bara, perché senza Biancaneve lui non può vivere (cioè ma davvero se neanche la conosci!). I nani dopo un'iniziale risposta negativa, cambiano idea e regalano al principe ciò che vuole. Ad un tratto, però, mentre dei servitori portano in spalla la bara inciampano in uno sterpo  e per l'urto il pezzo di mela avvelenata, che Biancaneve aveva inghiottito, le esce dalla gola e lei torna a vivere. Insomma, cari romanticoni, il bacio del vero amore non esiste!





3. La fine della matrigna

Biancaneve e il principe si sposano e la matrigna viene invitata al loro matrimonio. Durante quest'ultimo, due pantofole di ferro vengono posizionate sulla brace e quando esse diventano trasparenti la regina viene costretta ad indossarle e ballarvi fino a quando le si bruciano i piedi e cade a terra morta. Abbastanza cruento, non trovate?



Le differenze che ho trovato rispetto al cartone della Disney sono queste, poche ma rilevanti, anche se continuo a chiedermi, non è un po' assurdo che un principe che non ti abbia mai vista, decida di comprare la tua bara, perché se non può godere della tua bellezza non riesce a vivere? A me sembra un po' inquietante, ma lascio a voi l'ardua sentenza.

Alla prossima con un'altra fiaba meravigliosa!



lunedì 10 aprile 2017

15 curiosità incredibili sugli scrittori

Buon pomeriggio cari amici, oggi voglio proporvi una fantastica lista di 15 incredibili curiosità (trovate in web) sulla vita dei nostri scrittori e scrittrici preferiti. Pronti? Via!


1) Vladimir Nabokov era sinestetico. Si tratta di un fenomeno che si ha quando i sensi pur essendo autonomi, non agiscono in maniera del tutto distaccata dagli altri. Nella sua forma più lieve è presente in molti individui, forse anche in te che stai leggendo e in me, ma non ci facciamo caso. Nabokov notò che anche la moglie e il figlio erano sinestetici, perché associavano colori particolari a determinate lettere.

2) Franz Kafka odiava il suo corpo asciutto e la sua scarsa muscolatura, infatti quando il padre lo accompagnava in piscina o alle terme, il celebre scrittore de "La metamorfosi" non si liberava mai del suo pantaloncino. Questo ripudio del proprio fisico, ha fatto ipotizzare che Kafka possa aver sofferto di disturbi alimentari come l'anoressia nervosa.

3) Lewis Carroll nel suo tempo libero inventava tantissimi gadget, tra cui un gioco che si svolgeva utilizzando carta e matita, chiamato il word ladder (scala delle parole), che è l'antenato del famosissimo scarabeo. 

4) Virginia Woolf ha scritto la maggior parte dei suoi romanzi in piedi! Immaginate il mal di schiena!


5) Anche la Woolf non amava il suo corpo e combatté per tanti anni contro l'anoressia. Addirittura vedeva il suo stomaco come un mostro, per via della sua continua pretesa di cibo.



6) Charlotte Bronte non apprezzava molto la sua collega Jane Austen. Infatti, l'autrice di "Jane Eyre" aveva una visione della letteratura opposta al razionalismo settecentesco presente nelle opere della Austen. 


7) Jane Austen aveva una grande predilezione per Maria Stuarda. 

8) Attenzione amici animalisti: James Joyce odiava i cani ed anche i tuoni! Ma c'era qualcosa che amava e cioè il sadomaso! Si, avete letto bene, ho scritto sadomaso! Joyce, inviò delle lettere alla sua amante Nora Barnacle nelle quali chiedeva di essere schiaffeggiato, frustrato e picchiato! E bravo James!

9) Lev Tolstoj era un grande seduttore ed amante, tanto da scrivere dei diari in cui riportava tutte le sue esperienze più intime. Questi diari li fece poi leggere alla moglie durante la loro prima notte di nozze per cercare di metterla quanto più possibile a suo agio. Ci sarà riuscito? Chi lo sa!

10) Si dice che "Louisa Mary Alcott, fosse un'accanita fumatrice di oppio!

11) Per scrivere "Il ritratto di Dorian Gray" Oscar Wilde si ispirò alla sua grande vanità. Si dice, infatti, che fosse ossessionato dai suoi capelli bianchi che cercò di coprirsi con tinte di colore sempre diverse che gli causarono anche molte dermatiti. 



12) Secondo un'opinione comune Dante scrisse la Divina Commedia sotto l'effetto di cannabis e mescalina.

13) Giovanni Boccaccio era sempre a corto di denaro, quindi per portare avanti i suoi studi rubava manoscritti dall'Abbazia di Montecassino.

14) Torquato Tasso era ossessionato dalla sua privacy ed era assolutamente convinto che ci fosse un folletto che mescolava le sue carte e i suoi documenti.

15) Durante gli studi universitari Giovanni Pascoli arrivò a chiedere l'elemosina e gli avanzi ai camerieri dei ristoranti.





Spero che vi abbiano sorpreso queste 15 curiosità! Qualcuna già la conoscevate? Se ne avete scoperte delle altre fatemelo sapere! 

Un bacione e alla prossima :)




mercoledì 5 aprile 2017

[Recensione]: L'altra donna del re di Philippa Gregory

Buongiorno cari amici, chi mi conosce almeno un po' sa che sono una grande amante dei romanzi storici e che amo conoscere tutte le curiosità legate ai re, alle regine e a tutti quei personaggi famosi della storia. Qualche tempo fa, sbirciando in rete, sono "inciampata" su una recensione della saga Tudor di Philippa Gregory e dopo averla letta non ho resistito, il primo libro della saga doveva essere mio! Così ho acquistato "Caterina, la prima moglie" e mi sono totalmente innamorata della scrittura della Gregory, così coinvolgente e ricca di particolari, da farmi immaginare di vivere proprio lì, presso la corte inglese ( QUI la recensione). Oggi vi parlo del secondo volume di questa meravigliosa saga, che ho letteralmente divorato e nonostante fosse lungo più di 600 pagine avrei voluto che non finisse mai. Ecco la scheda:



Titolo: L'altra donna del re
Titolo originale: The other Boleyn girl
Autrice: Philippa Gregory
Casa editrice: Sperling & Kupfer 
Pagine: 655
Prezzo: € 11, 90
Saga: Tudor (Volume II)
Anno di pubblicazione: 2005 (ed. italiana); 2001 (ed. originale)

Trama: Sull'adolescente Maria, timida rampolla delle due potenti casate dei Bolena e degli Howard, si sono posati gli occhi di Enrico VIII, che attende invano un erede maschio dalla consorte Caterina d'Aragona. Spinta verso il talamo regale con feroce determinazione dai fratelli maggiori George ed Anna, la giovane si innamora davvero del suo re. Ma il rimorso per essersi messa in competizione con la regina la rende vulnerabile, aprendo un varco all'astuta, cinica sorella che cerca di scalzarla.






Recensione

"L'altra donna del re" ha per protagonista e voce narrante Maria Bolena, un personaggio poco conosciuto rispetto a sua sorella Anna che, però, la Gregory riesce a descrivere straordinariamente bene. Caterina d'Aragona sta perdendo pian piano il favore del re, in quanto è riuscita a concepire con lui (dopo una serie di aborti e la morte prematura del principe Enrico) soltanto una figlia femmina di nome Maria. Così il re, ancora giovane, inizia ad indirizzare le sue attenzioni verso la graziosa Maria Bolena, una delle dame della regina. Maria è giovane ed ingenua, si sente attratta dal re, ma ha paura di non riuscire a conquistarlo, così sua sorella Anna diventa la sua consigliera e riesce a spingerla tra le braccia del re. Dopo aver concepito due figli con lui (tra cui un maschio), la Bolena si allontana sempre più da Enrico, in quanto la sua maternità la porta a desiderare di trascorrere sempre più tempo con i suoi bambini. Di questo "distacco" ne approfitta Anna, che con le sue arti seduttive riesce a conquistare in poco tempo il re. 


"E io cosa sarò?" sbottai..
"Sarai la mia dama di compagnia" rispose Anna, tutta dolcezza. "Sarai l'altra donna del re".

Quello che sottolinea la Gregory è la forte invidia provata dalle due sorelle nei confronti l'una dell'altra. Maria non ama il re, sa che non sarà mai felice se un giorno dovesse diventare sua moglie e accetterebbe di buon grado che qualcun'altra prendesse il suo posto come amante di Enrico, ma non sua sorella, che da quando erano bambine ha sempre primeggiato su di lei, in qualunque campo. Anna, dal canto suo, non riuscirà mai a digerire che la sorella abbia avuto ben due figli con il re, tra cui il piccolo Enrico, che adotterà in attesa di avere lei stessa un figlio maschio. 



"Io non sarò regina a metà".
"O mi avete oppure no. O mi amate oppure no. O sono tutta vostra, o non sono di nessuno. Io non avrò mezze misure con voi, Enrico".


Anna è cinica, viziata, superba e rissosa. Tratta Enrico come se fosse il suo bambino, riesce ad ottenere tutto ciò che vuole da lui, anche di farsi sposare e diventare regina di Inghilterra. Ma si sa che a tirare troppo la corda questa potrebbe spezzarsi e ciò succede. Anna riesce a dare ad Enrico solo un'altra figlia femmina, Elisabetta, e dopo una serie di aborti il re si allontana sempre di più da lei, conquistato dalla dolcezza di Jane Seymour.


"Non ero una Howard prima di qualsiasi cosa. Prima di qualsiasi altra cosa ero una donna capace di passione, che aveva un grande bisogno e un grande desiderio d'amore. Non volevo le ricompense per le quali Anna aveva rinunciato alla gioventù. Non mi interessava l'arida eleganza della vita di George. Io desideravo il calore e il sudore e la passione di un uomo che potevo amare e di cui potevo fidarmi. E volevo darmi a lui, non per tornaconto, ma per desiderio".

Quando Anna diventa regina, Maria si allontana sempre di più dalla corte innamorandosi di uno degli uomini che è a servizio di suo zio William Stafford. Lui la corteggia, le sussurra parole d'amore e si impadronisce del cuore di lei. Maria lo sposa in gran segreto e decide di rivelare la verità quando scopre di aspettare un bambino. Anna va su tutte le furie e caccia sua sorella dalla corte, per poi richiamarla per assisterla durante l'ennesima gravidanza che finirà in un aborto. 
Maria ama la sua vita di campagna, ha una piccola casa e tutti i suoi figli sono lì con lei. Questo la salverà dal destino che travolgerà i suoi fratelli, perché l'ambizione spesso porta alla rovina.

In questo romanzo la Gregory ci fa comprendere come essere regina non significhi sempre condurre una vita felice ed avere tutto ciò che si vuole, ma anzi molto spesso, accettare questo ruolo coincide con l'infelicità e la solitudine più assoluta, come accade ad Anna che ha come suo unico conforto (forse un conforto incestuoso) suo fratello George, con il quale condividerà la sua terribile fine.

Prima di terminare la recensione, c'è da fare qualche chiarezza storica:

1) Nel romanzo viene detto che Anna Bolena è la primogenita, ma non è così. Infatti, Maria è la più grande delle sorelle, seguita da Anna ed infine da George. 

2)Viene detto che Maria è un ingenua tredicenne quando incontra re Enrico, ma non c'è nulla di più sbagliato. Maria all'epoca aveva vent'anni e non era di certo ingenua in quanto era già stata l'amante del re Francesco I.
3) Non si ha nessuna certezza sull'omosessualità di George e sul suo rapporto incestuoso con Anna, anche se la Gregory ne fa riferimento all'interno del romanzo. 
4) Dopo aver sposato William Stafford, Maria non tornò più a corte e non fu presente neanche alla decapitazione della sorella.

Terminato questo romanzo, a cui attribuisco 5 penne, mi sono subito chiesta: e se Anna avesse concepito un figlio maschio per l'Inghilterra cosa sarebbe successo? Probabilmente Elisabetta non sarebbe mai salita al trono, quindi dopo tutto non le è andata così male!



Un ultimo dubbio prima di lasciarvi ce l'ho: Perché nel romanzo molto spesso le due sorelle Bolena vengono chiamate Annamaria e Marianna? Qualcuno sa dirmi il motivo? Io ho fatto diverse ricerche e non ho trovato alcuna risposta a questo interrogativo. 

Lo so, mi sono dilungata un po' troppo, ma posso dirvi che ho cercato di trattare i temi più interessanti di questo meraviglioso romanzo che mi ha conquistata.

Spero lo leggiate presto anche voi, un abbraccio dalla vostra contessa :)