giovedì 21 giugno 2018

[Recensione]: "Divorare il cielo" di Paolo Giordano









Titolo: Divorare il cielo
Autore: Paolo Giordano
Data di pubblicazione: 8 maggio 2018
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 430
Prezzo: € 22,00

Trama

Le estati a Speziale per Teresa non passano mai. Giornate infinite a guardare la nonna che legge gialli e suo padre, lontano dalla moglie, che torna ad essere misterioso e vitale come la Puglia in cui è nato. Poi un giorno li vede, sono "quelli della masseria", tre fratelli non di sangue, ciascuno con un padre manchevole. Credono in Dio, nella reincarnazione e nella terra, conoscono tante cose, ma non frequentano la scuola.  A poco a poco, per Teresa, quell'angolo di campagna diventa l'unico posto al mondo, il posto in cui c'è Bern. Il loro è un amore estivo che, però diventa totale. La campagna pugliese diventa teatro di questa storia che attraversa vent'anni e quattro vite, tenute insieme da un filo sottile destinato a spezzarsi. 


Recensione


Mi capita raramente di piangere dopo aver terminato un libro, e questo non perché io non riesca ad empatizzare con i personaggi o a far mia la storia narrata dall'autore, ma semplicemente per via del fatto che, quella storia e quei personaggi, sono distanti anni luce da me e dalla mia vita. Con "Divorare il cielo" ci sarebbe dovuto essere lo stesso distacco emotivo, considerando che le vicende che hanno per protagonisti Teresa, Bern, Tommaso e Nicola non le ho vissute e non credo che le vivrò mai. Ed invece non è stato così. Mi sono innamorata perdutamente di Bern, ho vissuto la sofferenza ed i turbamenti di Teresa, ho vestito la gelosia di Tommaso e mi sono sentita un'esclusa esattamente come Nicola. Tutto questo "per colpa" della penna di Paolo Giordano che, a dieci anni dalla pubblicazione del celebre "La solitudine dei numeri primi", torna in libreria con un romanzo emotivamente travolgente, che vi lascerà con il cuore a pezzi e con la consapevolezza che i sentieri che l'amore può percorrere sono davvero infiniti.

In questa mia recensione non mi soffermerò troppo sulla trama e sulla storia raccontata da Giordano, perché è così bella che voglio la scopriate voi leggendo il romanzo. Piuttosto vi parlerò, nel dettaglio, di alcuni protagonisti e delle tematiche affrontate. Tra queste ultime, la più importante, è sicuramente quella della ricerca del "puro" e del non contaminato, che ossessiona completamente Ben, tanto che finirà per rendere la masseria il suo angolo di paradiso. Ben e Teresa sono dei novelli Adamo ed Eva che trovano la felicità nella terra, nei prodotti da loro coltivati e nella vita di campagna. Ma tutto questo a Ben non basta, lui e la sua inquietudine hanno sempre sete di qualcosa: un figlio, la salvaguardia degli alberi e la scoperta di luoghi lasciati inalterati dalla mano dell'uomo. Tutto ciò si tramuterà in una terribile ossessione che lo condurrà alla deriva, dalla quale neanche Teresa potrà salvarlo.
Teresa che ama Ben dal primo momento che incontra i suoi occhi, Teresa che lascerà tutto per lui: Torino, l'università, i genitori. La protagonista di "Divorare il cielo" è una donna forte che non ha paura di prendere decisioni rischiose e di stravolgere la sua vita in nome dell'Amore. E mentre Ben combatterà sempre per difendere i suoi ideali, Teresa si batterà per quell'uomo che, probabilmente non è mai cresciuto abbastanza e che continua a comportarsi come un eterno adolescente. L'atteggiamento di Ben finirà per dividere in due in lettore, che da una parte proverà tenerezza e compassione per questo ragazzo che è diventato uomo troppo presto con tutti i suoi turbamenti emotivi, ma dall'altra farà fatica a giustificare i suoi comportamenti spesso violenti ed egoistici, dovuti alle fragilità e alle insicurezze che si porta dietro fin da quando era un bambino.
Un personaggio del tutto negativo è, invece, Nicola.  Per quest'ultimo la vita non è altro che un'eterna gara con Ben, colui che è riuscito a conquistare Teresa, che è coraggioso e che rappresenta tutto quello che lui non sarà mai. Nicola è uno di quei personaggi insopportabili, che riveste benissimo il suo ruolo di antagonista. Nell'eterna lotta tra bene e male c'è, però, Tommaso, che rimane a metà tra le due categorie. Quest'uomo mi ha lasciata del tutto indifferente, per la sua costante paura di tutto  che lo porta a non rischiare mai e a non scoprirsi, se non una volta, quando rivela i suoi veri sentimenti e si mostra per quel che è, anche se a quel punto, il lettore ha già compreso il suo segreto da tempo. 
Tra tutti questi quattro personaggi, il mio preferito è senza dubbio Teresa la quale, soprattutto nell'ultima parte del romanzo, dimostra che ci si può rialzare anche dopo una tremenda caduta e che anche quando si crede di averlo perso, l'amore, può ritornare a noi attraverso modi e forme che mai avremmo immaginato potessero esistere.


Giudizio



Se non si fosse ancora capito, il mio giudizio su questo romanzo è assolutamente positivo, così tanto che credo di "buttarmi" molto presto nella lettura de' "La solitudine dei numeri primi". Spero che acquisterete e leggerete al più presto "Divorare il cielo", ma state attenti perché una volta cominciato non riuscirete a staccarvene fino a quando non lo avrete finito. E poi non dite che non vi avevo avvertito!

A presto
la vostra Contessa.


venerdì 8 giugno 2018

[Nel nome della Strega II]: "Resto qui" di Marco Balzano.






Titolo: Resta qui
Autore: Marco Balzano
Data di pubblicazione: 20 Febbraio 2018
Pagine: 179
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: € 18,00

Trama

Siamo a Curon, in Sudtirolo, dove durante il secondo conflitto mondiale, Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, così che per non perdere la propria identità non resta altro che raccontare. Trina è una giovane madre che alla ferita collettiva somma la propria: invoca il continuo nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia. Da allora non ha mai smesso di aspettarla e di scriverle, nella speranza che le parole gliela possano restituire. Durante la guerra, Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi, il lungo dopoguerra che non porta nessuna pace. E così, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, alla fine si ritrova precipitato ad osservare , un giorno dopo l'altro, la costruzione della diga che inonderà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine.


Recensione






"Se per te questo posto ha un significato, se le strade e le montagne ti appartengono, non devi aver paura di restare."

A volte ci vuole più coraggio a restare che ad andare via. Questo lo sanno bene Trina ed Erich, una coppia sposata che vive a Curon, in Sudtirolo, terra di confine e di sofferenza che, però, i due non vogliono abbandonare. Nonostante il fascismo, il nazismo, la guerra e la costruzione di quella diga che inonderà le case e farà per sempre sparire il loro paese. 

Trina è una giovane colta che ha un sogno, quello di diventare maestra. Si rende conto, però, che con l'incalzare del fascismo, Mussolini non permetterà mai che si continui ad insegnare tedesco e quindi, la protagonista di "Resto qui", imparerà l'italiano, una lingua che non le appartiene e che non le apparterrà mai. Erich è un contadino, rispettoso delle tradizioni, dedito alla terra, antifascista e restante. Sì, perché negli anni della guerra gli abitanti di Curon si dividono in due schieramenti: gli optanti, cioè coloro che decidono di appoggiare Hitler e di lasciare il paese per recarsi in Germania, ed i restanti, coloro che hanno il coraggio di restare e per questo sono osteggiati e disprezzati. Trina  e suo marito fanno parte di quest'ultimo gruppo, perché amano le loro radici e per niente al mondo potrebbero decidere di andar via senza lottare. 


"Ci avessero domandato quel giorno qual  era il nostro desiderio più grande, avremmo risposto che era continuare a vivere a Curon, in quel paese senza possibilità da dove i giovani erano scappati e tanti soldati non erano più tornati. Senza voler sapere niente del futuro e senza nessun'altra certezza. Solo restare."


Al dolore collettivo, scaturito dagli eventi che hanno sconvolto Curon, Trina somma anche quello individuale: la scomparsa di sua figlia. Ed è così che la donna dà vita ad un diario intimo e colloquiale in cui parla della sua vita senza Marica e piena di dolore in cui, però, la speranza e la volontà di andare avanti, sono sempre presenti. Nelle pagine scritte da Trina, ritroviamo tutta la sua vita da combattente, una vita che mette nelle mani di sua figlia che l'ha abbandonata, ma che lei sarebbe pronta a perdonare senza alcuna esitazione. La mancanza qui è espressa, non nel senso di un dolore straziante, ma come una lunga agonia che può essere superata solo vivendo. 
La donna tace sulla sua sofferenza, su quello che accade i giorni successivi alla scomparsa della figlia e sul desiderio di poterla riabbracciare presto, perché lei non c'è più, non è rimasta e mai ritornerà. 
Così nel suo diario Trina immagina di parlare a Marica, scegliendo di non rimproverarla mai per la scelta fatta e di non chiederle di farsi viva, ma le racconta gli eventi che hanno colpito Curon, la sua vita e quella di Erich. 

"No, non meriti di conoscere quei giorni di buio. Non meriti di sapere quanto abbiamo gridato il tuo nome. Quante volte ci siamo illusi di essere sulla strada giusta. E' una storia che non ha ragione di riaccadere nelle parole. Ti racconterò invece della vita di noi, del nostro essere sopravvissuti. Ti dirò quello che è successo qui a Curon. Nel paese che non c'è più.


L'interessante - e vera - vicenda di Curon, unita a quella dei protagonisti di questo romanzo - frutto della mente dell'autore - è raccontata attraverso uno stile informale e discorsivo, così tanto che il lettore può immaginare di essere proprio lì, in casa con Trina che, mentre rammenda le calze, gli racconta gli avvenimenti più tristi della sua esistenza in un modo talmente autentico che in certi passi addirittura commuove. 

Insomma, "Resto qui" di Marco Balzano è la storia di una ostinazione, dell'attaccamento alla propria terra natia che non si vuole abbandonare neanche quando essa, ormai, non esiste più. Un romanzo di cui consiglio caldamente la lettura ai tanti che amano le proprie origini, ma anche a quelli che le disprezzano o che le hanno completamente dimenticate, perché sappiano che esse faranno sempre parte di noi. 



Infine voglio ringraziare con il cuore colmo di gioia tutti i blogger che hanno deciso di partecipare a questa iniziativa e le persone che ci hanno letto e seguito. Spero che con le nostre recensioni si sia respirata un po' l'aria del Premio Strega e che sulle bacheche di instagram e facebook si possano intravedere più romanzi italiani oltre che a quelli stranieri da cui siamo letteralmente invasi. 
Prima di lasciarvi, però, voglio ricordarvi tutte le tappe che si sono svolte in precedenza e l'ultima che chiuderà "Nel nome della Strega". Eccole:


14 MAGGIO: TWINS BOOKS LOVERS con “Le stanze dell’addio” di Yari Selvetella.
16 MAGGIO: GIULSJUPS con “La ragazza con la leica” di Helena Janeczek.
18 MAGGIO: LA BIBLIOTECA DI STEFANIA con “Sangue giusto” di Francesca Melandri.

21 MAGGIO: MATTIA TORTELLI con “Da tuo terrazzo si vede casa mia” di Elvis Malaj.
23 MAGGIO: RECENSIONI LAMPO con “La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg” di Sandra Petrignani.
25 MAGGIO: RESPIRO LIBRI con “Anni luce” di Andrea Pomella.
28 MAGGIO: THE BOOK LAWYER con “Come un giovane uomo” di Carlo Carabba.

30 MAGGIO: ATTORCIGLIATA con “La madre di Eva” di Silvia Ferreri.
1 GIUGNO: GENTE DI TACCUINO con “Il figlio prediletto” di Angela Nanetti.
4 GIUGNO: L PER LIBRO con “Questa sera è già domani” di Lia Levi.
8 GIUGNO: LA CONTESSA RAMPANTE con “Resto qui” di Marco Balzano.

11 GIUGNO: LEGGO LIBRI con "Il gioco" di Carlo D'Amicis.


A presto,
la vostra Contessa.




lunedì 4 giugno 2018

[Recensione]: "Il buio dentro" di Antonio Lanzetta

Buon lunedì amici, oggi iniziamo la settimana con una recensione positiva e visto che non vedo l'ora di farvela leggere passo direttamente a presentarvi il romanzo protagonista del post, attraverso la consueta scheda.



Titolo: Il buio dentro
Autore: Antonio Lanzetta
Data di pubblicazione: 13 ottobre 2016
Casa editrice: La corte editore
Pagine: 248
Prezzo: € 14,90

Trama

Il corpo di una ragazza viene ritrovato appeso ai rami di un albero. Le hanno tagliato la testa e l'hanno lasciata sul terreno solcato dalle radici, gli occhi vuoti ora fissano quelli di Damiano Valente. Lui è lo Sciacallo, un famoso scrittore specializzato nel ricostruire i casi di cronaca nera nelle pagine dei suoi libri. Un cacciatore che segue nella morte le tracce lasciate dall'assassino della sua amica Claudia. Un omicidio avvenuto nell'estate del 1985, quando lui era solo un ragazzo con la passione per la corsa e per la bici. Trentuno anni dopo, Damiano ritorna ai piedi di quel maledetto salice bianco, per dare una risposta a quella sua ossessione che come una ferita pulsante gli impedisce di andare avanti. 

Recensione



Per molto tempo ho creduto che i thriller non facessero per me. Troppo sangue, terrore ed ansia: tre elementi dai quali mi sono sempre tenuta alla larga. Almeno fino ad oggi. Eh sì, perché Antonio Lanzetta è riuscito a demolire il muro di pregiudizi che avevo costruito contro questo genere, grazie al suo romanzo "Il buio dentro", con  il quale ha conquistato anche i lettori esteri.

"Il buio dentro" si svolge su due binari temporali diversi che ci vengono ricordati dall'autore all'inizio di ogni capitolo: l'estate del 1985 e il 2016 (oggi). Nel 1985 il protagonista del romanzo, Damiano Valente, era solo un ragazzino che viveva a Castellaccio e amava trascorrere l'estate con i suoi amici: Flavio, Stefano e Claudia. A sconvolgere la tranquillità di questo gruppo di adolescenti fu, però, la scomparsa di Claudia ed il ritrovamento del suo corpo decapitato e appeso ai rami di un salice. Damiano non si riprenderà mai da questo evento, tanto che trentuno anni dopo lo ritroviamo di nuovo lì, a Castellaccio, per investigare su un caso di omicidio molto simile a quello in cui la vittima era la sua amica Claudia. Damiano, detto lo Sciacallo, è ormai diventato uno scrittore famoso e specializzato nel ricostruire i casi di cronaca nera, questa volta, però, dovrà scavare nel suo passato e nel dolore che si porta dietro da anni per riuscire a scoprire finalmente l'identità del Mostro.

Il motivo principale per cui ho apprezzato questo romanzo è dato dal fatto che Damiano Valente è un personaggio vero e autentico che non ha paura di mostrare tutte le sue debolezze, tanto che la sofferenza ed i sensi di colpa che lo attanagliano finiscono per accompagnare il lettore lungo tutto il romanzo, fino a spingerlo a vestire i panni dello Sciacallo, a porsi le sue stesse domande e a darsi le sue stesse risposte. Inoltre, capiterà sicuramente a molti, di scoprire addirittura l'identità del mostro del salice nello stesso momento in cui si rivelerà a Damiano, solo qualche pagina prima dell'epilogo e non senza colpi di scena.

Infine, voglio sottolineare, la complessità dell'aver deciso di ambientare un thriller in un piccolo paesino del sud Italia, con personaggi italiani ben caratterizzati e dialoghi tutt'altro che banali, come quelli che avvengono tra Flavio e suo nonno Don Mimì. Quest'ultimo, dopo la morte della figlia, si vede affidare improvvisamente la tutela di un nipote che, prima di allora, non aveva mai conosciuto e di cui cerca di prendersi cura in maniera particolare: gli insegna a sapersi difendere dagli altri e da sé stesso, dal buio che si porta dentro. Il rapporto nonno - nipote è uno dei più interessanti e ben riusciti del romanzo, insieme a quello che che nasce tra Flavio e Claudia che, però, resta incompleto. Flavio, si porterà dentro questo sentimento di incompiutezza amorosa - e non solo -  per tutta la vita e proprio per questo, come Damiano, non avrà pace fino a quando l'assassino del suo primo amore non verrà  scoperto e pagherà per aver rovinato la vita a lui e ad i suoi amici.


Giudizio







Ho cercato di recensire questo romanzo senza svelarvi troppo della trama, perché voglio che ve lo gustiate pagina dopo pagina e che percorriate il cammino verso la scoperta del Mostro insieme a Damiano Valente. Concludo dicendovi che assegno 4 stelle e mezzo a "Il buio dentro", che vi invito caldamente a leggere, anche quest'estate sotto l'ombrellone, perché non vi deluderà. 


A presto,
la vostra Contessa.