venerdì 28 settembre 2018

[Recensione]: "L'ultima regina di Firenze" di Luca Scarlini



"Però, che amarezza, se fare il Granduca fosse toccato a lei, se avesse avuto gli attributi; rimugina, dispiaciuta, ed è come se sapesse che tra qualche anno ci sarà uno storico prezzolato dai Lorena, Jacopo Riguccio Galluzzi, che scriverà centinaia di pagine per dire che da Ferdinando II in poi era stato uno spettacolo di follia, un panopticon di demenza e presunzione, un penoso defilè di ambizioni sbagliate, di sogni storti e ridicole chimere. Le verrebbe da piangere, ma lo sa qual è il suo ruolo: schiena dritta e aspetto regale: in fondo è lì per commemorare l'ultima regina di Firenze, e poco conto se sia Gian Gastone o lei stessa. Requiem aeternum."






Titolo: L'ultima regina di Firenze. I Medici: atto finale
Autore: Luca Scarlini
Data di pubblicazione: 8 agosto 2018
Casa editrice: Bompiani
Pagine: 309
Prezzo: € 18,00

Trama

Tra il 1629 e il 1737 tutto e il contrario di tutto accade a Firenze e in Toscana. Cilici e rosari, ricerche scientifiche innovative, capolavori artistici, complotti, prevaricazioni, matrimoni sbagliati, grandi amori, diffusi girotondi di mal francese, assolute dedizioni omosessuali, lampi di paura e semplice follia, epidemia di peste: la dinastia di Cosimo e Lorenzo de' Medici giunge al crepuscolo, clamorosamente incarnato da Gian Gastone, destinato ad essere ricordato come l'ultima regina di Firenze.


Recensione

Nel tempo la famiglia de' Medici ha affascinato diverse generazioni e suscitato una grande curiosità, così tanta che recentemente le sono stati dedicati film, serie tv e addirittura saghe letterarie. Un'ultima opera pubblicata dalla Bompiani, dal titolo "L'ultima regina di Firenze. I Medici: atto finale" che reca la firma di Luca Scarlini, si distanzia dalle altre perché riporta alcune novità importanti nello stile e nelle modalità in cui viene affrontato il racconto di questa famiglia. 
Prima di tutto occorre dire che, oggetto del testo di Scarlini, non sono le vicende che vedono protagonisti Cosimo e suo nipote Lorenzo il Magnifico, ormai già sviscerate e trattate in tutte le salse, ma la narrazione si focalizza sugli ultimi esponenti dei Medici in un periodo che va da Ferdinando I a Gian Gastone, quindi il tutto si svolge tra il 1629 e il 1737. Inoltre, la forma letteraria utilizzata dall'autore è davvero originale, infatti possiamo collocarla a metà tra un'opera teatrale e un romanzo a puntate. 
La narrazione si apre con 4 prologhi: il primo dedicato al principe Mattias - figlio di Cosimo II de' Medici e Maria Maddalena d'Austria, il secondo alla descrizione delle peste a Firenze, il terzo al carteggio intercorso tra Galileo e la figlia Virginia ed infine, l'ultimo è dedicato alla morte di Francesco de' Medici, fratello di Mattias. Terminato il quarto prologo, si susseguono una serie di capitoli, ognuno dei quali reca un breve titolo in cui è riportato il nome del personaggio protagonista in esso insieme al tema trattato, ed in basso, prima del racconto vero e proprio, troviamo il luogo e la data in cui si svolge l'azione di cui andremo a leggere.
Il tutto è corredato da un albero genealogico, un elenco dei personaggi presenti all'interno dell'opera ed una abbondante bibliografia.

Dopo una manciata di pagine il lettore si renderà subito conto del grande lavoro di ricerca operato da Luca Scarlini, perché le curiosità presenti all'interno di quest'opera sono davvero tante e trattate con una grande dose di ironia, che rendono il racconto storico interessante, avvincente e per niente noioso. Grazie a "L'ultima regina di Firenze" scoprirete che Ferdinando II e suo nipote Gian Gastone amavano gli uomini - da qui nasce l'appellativo "ultima regina di Firenze" che l'autore attribuisce all'ultimo erede dei Medici - e per questo motivo si circondavano di cantori enunchi, guardie robuste e selvagge e artisti omosessuali, che potessero ammirare e di cui potessero "servirsi" quando più desideravano. Poi farete la conoscenza di Margherita Luisa d'Orleans, moglie di Cosimo III e nipote di Re Sole, una donna superba ed insopportabile che odierà la corte fiorentina e torturerà suo marito fino alla fine dei suoi giorni. Infine, incontrerete l'ultima virago medicea Anna Maria Luisa colei che, a differenza dei suoi fratelli, deteneva l'arte del comando e che, se le fosse stato concesso il potere, avrebbe fatto grandi cose. 
Ma la vera bellezza del testo di Scarlini risiede nell'aver dato voce a quegli artisti e scienziati il cui nome forse non ci dirà nulla, ma che hanno avuto un ruolo davvero importante nella corte medicea:  i medici John Finnch e Thomas Baines che si dedicavano nell'arte di dissezionare i cadaveri; il giullare di corte Giovan Battista Fagiuoli; il pittore Giuseppe Nicola Nasini e tanti altri.



Insomma, "L'ultima regina di Firenze. I Medici: atto finale" è un vero e proprio compendio sulla storia degli ultimi Medici, a cui non manca assolutamente nessun ingrediente per poter incantare e conquistare il lettore. Ecco perché mi sento di attribuire a quest'opera ben 4 penne e spero che i miei lettori si convincano a leggerla.


A presto, 
la vostra Contessa.


lunedì 17 settembre 2018

[Recensione]: "Cambio di rotta" di Elizabeth Jane Howard







Titolo: Cambio di rotta (The sea change)
Autore: Elizabeth Jane Howard
Anno di pubblicazione: 1959 (prima pubblicazione)
6 ottobre 2018 (pubblicazione italiana)
Casa editrice: Fazi editore
Pagine: 430
Prezzo: € 18,50

Trama

Emmanuel e Lilian Joyce sono una coppia di mezz'età appartenente all'alta borghesia londinese ebraica e cosmopolita. Lui è un drammaturgo di successo, lei, più giovane del marito, è una donna fragile e malata. A mediare tra i due è il manager tuttofare Jimmy Sullivan. I tre conducono una vita da girovaghi fra Londra e New York per il lavoro di Emmanuel, ma trascorrono anche lunghe vacanze rilassanti in diverse località del Mediterraneo. 
Ad un tratto, però, entra in scena un quarto personaggio: Alberta, la nuova giovane segretaria di Emmanuel, che sconvolgerà tutti gli equilibri e le dinamiche ben consolidate del trio. 


Recensione


Dovete sapere che io e Jane Elizabeth Howard ci conosciamo già attraverso i primi due volumi dei suoi Cazalet, che ho tanto amato. Prima di terminare questa saga, però, ho sempre avuto il desiderio di poter apprezzare questa autrice in altri suoi romanzi e, grazie alla Fazi editore, ne ho avuto l'occasione. 
"Cambio di rotta" è ambientato negli anni 50' del Novecento ed ha per protagonisti quattro personaggi: il famoso drammaturgo Emmanuel Joyce, la sua cagionevole e raffinata moglie Lillian Joyce, il manager tuttofare Jimmy Sullivan e la giovane segretaria Alberta Young.
Ci troviamo davanti ad un romanzo auto-conclusivo composto da 4 voci narranti, anzi 3 voci narranti  ed un punto di vista. Infatti, ogni capitolo è diviso in quattro paragrafi ognuno dei quali è assegnato ad un personaggio che prende parola e narra le vicende che si svolgono in un determinato arco di tempo.
Mrs Joyce e Jimmy si raccontano in prima persona, Alberta lo fa attraverso le lettere che scrive ai suoi familiari e ad un diario segreto in cui riversa tutte le sue preoccupazioni, gioie ed emozioni, mentre Emmanuel è l'unico le cui azioni e i cui sentimenti vengono descritti in terza persona. Ecco il motivo per il quale, quest'ultimo personaggio, può apparire molto più interessante agli occhi del lettore, in quanto le sue reali intenzioni non sono mai chiare, perché filtrate attraverso la voce di un narratore onnisciente, ma esterno.
Em è un sessantaduenne nato da una famiglia non abbiente, il quale riesce ad ottenere il famoso riscatto dalla vita, diventando un affermato drammaturgo e sposando una donna più giovane di lui che, molto probabilmente non ha mai amato. Così finisce per tradirla con le sue segretarie e con le attrici che recitano le commedie da lui scritte, perché Em si sente ancora giovane e alla ricerca di quella felicità che, per ora, non ha trovato e che teme non troverà mai.
Mrs Joyce, dal canto suo, è una donna molto raffinata e mondana, ma piena di insicurezze e di salute cagionevole. Tutto ciò le impedisce di vivere realmente la vita e di tuffarsi in essa senza remore. Inoltre, è al corrente dei tradimenti del marito, ma li accetta di buon grado, perché pensa di non valere nulla senza di lui.
Devo dire, però, che le pagine più poetiche di "Cambio di rotta" sono affidate proprio a lei, Lillian, che, se vivesse la sua vita nel modo più profondo e meraviglioso in cui la descrive, sarebbe un passo avanti a tutti.


"Quel giorno ho avuto la certezza che aspettare con ansia qualcosa è deleterio. Ecco il mio problema: non provo sentimenti autentici, solo proiezioni mentali e conseguenti cadute di tensione nel confronto con la realtà."


 Fondamentale per la serenità dei coniugi Joyce è sicuramente Jimmy Sullivan, il manager tuttofare che li accompagna in giro per il mondo caricandosi sulle spalle le  mille responsabilità e i compiti che gli vengono affidati e facendo anche da mediatore nelle liti e nei dissapori che nascono tra marito e moglie. Jimmy ha un atteggiamento quasi servile nei confronti di Em, qualunque cosa quest'ultimo gli chieda la sua risposta è sempre positiva e lo aiuta anche a nascondere le sue infedeltà. Quando, però, Alberta fa il suo ingresso in scena tutto cambia. I rapporti tra i personaggi si mescolano e si rimescolano di continuo, creando equilibri precari, intese inattese e, per l'appunto, cambi di rotta.
Alberta è una diciannovenne che ha perso la madre da bambina e vive con la sua grande famiglia in campagna, fino a quando non decide di cercare un lavoro che possa consentirle di essere indipendente, ed è proprio così che diventa la segretaria di Mr Joyce.
Nelle sue pagine di diario e attraverso le lettere che scrive a suo padre e a suo zio Vin, conosciamo meglio questa giovane ragazza che finalmente riesce a vedere quel mondo che gli è stato sempre proibito, per via dei pochi mezzi di cui disponeva. Alberta è piena di vita, vivace e talvolta anche molto ingenua, un'ingenuità genuina che condiziona l'intero suo modo di agire e di reagire al comportamento che gli altri personaggi assumono nei suoi confronti. 
Questa giovane segretaria, però, non è una sprovveduta perché ovunque lei vada porta con sé gli insegnamenti di suo padre che l'aiutano ad affrontare gli ostacoli della vita e che, in alcuni casi ho trovato addirittura commoventi per la forza affettiva che sprigionano.

"Ripenso ora a cosa diceva a proposito degli esempi: diceva che ad abbracciare forte un segnale stradale, a un certo punto ci si affeziona al punto da scordarsi che cos'è e a cosa serve. E' spiacevole ma può succedere, a un segnale stradale. Quello che cercava di dire è che le persone non sono fatte per essere dei punti di riferimento come li intendo io: o forse, invece sì, ma nessuno è all'altezza di un compito simile. Se una persona trasmette a un'altra un criterio per le sue scelte, ed è un criterio che a quella persona piace, esso rimane valido anche dopo la morte di colui che glielo ha insegnato." 


La parte più interessante di "Cambio di rotta" è sicuramente il viaggio in Grecia, durante il quale tutti i nodi vengono al pettine e finalmente ogni personaggio trova la sua strada, quella che cercava fin dall'inizio. La Howard è davvero molto abile nel descrivere il cambiamento che avviene in ognuno dei quattro protagonisti, un cambiamento molto lento che parte dai dettagli e che pian piano si trasforma in una presa di coscienza: il tempo, le esperienze e le persone che incontrerai potranno far prendere una piega diversa alla tua vita che, probabilmente, non avevi neanche mai considerato.

Queste le premesse di un romanzo che ho davvero molto apprezzato, perché mi ha dato la possibilità di riflettere su quanto siano labili le certezze su cui basiamo la nostra vita, in quanto essa può sempre metterci davanti a variazioni inaspettate e insperate, che però ci forniscono il coraggio necessario per ricominciare.

Giudizio




Assegno a "Cambio di rotta" 3 stelle, perché vi ho ritrovato l'abilissima penna della Howard che sa descrivere il quotidiano senza annoiare o risultare banale, creando personaggi ben caratterizzati e così VERI che il lettore può solo affezionarsi ad essi. L'unica pecca che ho trovato in questo romanzo è che i colpi di scena sono come "silenziati", nel senso che l'autrice scopre pagina dopo pagina il vaso di Pandora e quando arriva il momento della rivelazione, i lettori già hanno preso coscienza di tutto e non c'è alcun effetto sorpresa che, a mio parere, avrebbe reso ancor più interessante la narrazione.
In ogni caso vi consiglio di acquistare e leggere questo romanzo - approfittate degli sconti indetti dalla Fazi editore fino al 5 ottobre - per conoscere la grandiosa autrice che è la Howard e per lasciarvi trasportare dal cambiamento interiore che vivrete con "Cambio di rotta".

A presto,
la vostra Contessa

giovedì 6 settembre 2018

[Recensione]: "Perché ci ostiniamo" di Fredrik Sjöberg





Titolo: Perché ci ostiniamo
Autore: Fredrik Sjoberg
Casa editrice: Iperborea
Data di pubblicazione: 11 Luglio 2018
Pagine: 178
Prezzo: € 16,50

Trama

Entomologo, affabulatore  e audace pensatore, Fredrik Sjoberg ci accompagna in nove viaggi di scoperta  seguendo il suo fiuto per quelle storie che si nascondono dietro ai dettagli più marginali. Un'escursione sulle tracce di un tiglio centenario o un nome trovato sul retro di un raro autoscatto di Strindberg diventano il punto di partenza per funamboliche avventure attraverso la storia, l'arte, l'avventura e l'incontro di personaggi curiosi e sconosciuti.


Recensione

Fredrik Sjöberg sarà di certo un nome conosciuto a tanti lettori. Si tratta di uno scrittore, entomologo, giornalista culturale e soprattutto collezionista svedese, che ha pubblicato opere divenute celebri anche nel nostro paese, quali "L'arte di collezionare mosche", "Il re dell'uvetta" e "L'arte della fuga", tutte edite Iperborea. Devo confessarvi di non aver letto nessuno dei precedenti testi citati, ma quando la casa editrice mi ha gentilmente inviato una copia di "Perché ci ostiniamo" - l'ultima fatica letteraria di Sjoberg - mi sono subito immersa in questa lettura che ha preso ben presto le sembianze di una vera e propria sfida letteraria. Perché? Vi chiederete. La risposta non è di certo semplice, ma prometto di arrivarci.
"Perché ci ostiniamo" è una raccolta di nove racconti scritti in chiave saggistica in cui l'autore, attraverso una concatenazione di dettagli, arriva a farci scoprire la bellezza della storia, della natura e dell'arte, una bellezza che onestamente ho faticato a cogliere. Sappiate che Sjöberg è un collezionista, un uomo abituato a cogliere i particolari e che quindi ne inserisce parecchi in questa sua opera. C'è un racconto, ad esempio, in cui l'autore parla della tomba dello scrittore Thomas de Quincey che ebbe il piacere di visitare quando si recò in viaggio ad Edimburgo, ma in realtà alla tomba sono dedicate poche righe, perché essa costituisce solo un pretesto per raccontare la travagliata permanenza dell'autore nella capitale scozzese, passando poi a tutt'altri argomenti quali: il suo soggiorno presso il palazzo barocco di Bamberga, la lettura pubblica di "L'arte di collezionare mosche" presso il riformatorio di Ebrach e via discorrendo. Devo dirvi che è stato davvero difficile star dietro a tutti questi passaggi, nonostante io sia - di solito - un'attenta lettrice. A questo proposito mi sono interrogata. Perché, per esempio,  non riuscivo a districarmi tra l'incontro di Lenin con la pioniera ambientalista svedese Anna Lindhagen e la biografia del suo connazionale, il botanico Rutger Sernander, che erano cuciti insieme nello stesso racconto?
Come vi ho detto prima, non è stato facile darmi una risposta, questo perché ce ne sono diverse. Per prima cosa, non ero molto interessata agli argomenti trattati: non ho il pollice verde, non ho mai collezionato nulla in vita mia - ed è per questo che non sono rimasta granché affascinata dalla carrellata di celebri collezionisti fatta da Sjöberg-  e per completare il quadro, nonostante ami scoprire luoghi nuovi, lo stile narrativo dell'autore - per me ostico - ha reso difficile godere delle bellezze della campagna svedese e non solo.
Ho trovato, invece, molto interessante la premessa - a cui devo attribuire la colpa per aver reso molto alte le mie aspettative su quest'opera - che potrebbe essere concepita come una vera e propria introduzione sul collezionismo. C'è un passo che mi ha colpita particolarmente e che vi riporto qui:

"Il collezionismo rinforza gli argini quando la follia minaccia di fa saltare le dighe dell'anima. Non è così raro perdere sia la giusta prospettiva che i propri appigli, per come è fatto il mondo, ma il collezionista ha perlomeno il totale controllo su qualcosa, e di conseguenza un punto fermo nella vita."

C'è della filosofia in queste poche righe. Il collezionista è legato ad un oggetto che per molti versi diventa il suo mondo. Questo a me succede con i libri, cosa sarei senza di loro? Mi sentirei vuota, perduta. Perché quando tutto va male so che potrò sempre contare sulla loro presenza e sul mio amore per la lettura. Lo stesso accade per i collezionisti, ed è per questo che, dopo aver letto quest'opera, li sento simili a me e comprendo ancor di più la loro passione che spesso può diventare una vera e propria ossessione.


Giudizio

Ecco, è giunto il momento in cui vi consiglio di leggere o meno l'opera che ho recensito. Di solito se la recensione è positiva vi esorto con tutti i mezzi a mia disposizione ad iniziare quella determinata lettura, altrimenti ve la sconsiglio categoricamente. Oggi, però, siamo davanti ad un caso totalmente diverso. Nonostante non abbia apprezzato fino in fondo "Perché ci ostiniamo", io sento di consigliare questo testo a tutti coloro che, invece, stimano Sjöberg, il suo stile ed i temi da lui trattati, ed anche ai lettori che non si sono mai imbattuti in questo autore, ma che sono loro stessi collezionisti e quindi vogliono conoscere qualcosa in più su quest'arte  e, soprattutto, a quelli a cui piacerebbe osservare la bellezza - nel senso più generico del termine - attraverso gli occhi di uno scienziato umanista.


A presto,
la vostra Contessa.