Titolo: Perché ci ostiniamo
Autore: Fredrik Sjoberg
Casa editrice: Iperborea
Data di pubblicazione: 11 Luglio 2018
Pagine: 178
Prezzo: € 16,50
Trama
Entomologo, affabulatore e audace pensatore, Fredrik Sjoberg ci accompagna in nove viaggi di scoperta seguendo il suo fiuto per quelle storie che si nascondono dietro ai dettagli più marginali. Un'escursione sulle tracce di un tiglio centenario o un nome trovato sul retro di un raro autoscatto di Strindberg diventano il punto di partenza per funamboliche avventure attraverso la storia, l'arte, l'avventura e l'incontro di personaggi curiosi e sconosciuti.
Recensione
Fredrik Sjöberg sarà di certo un nome conosciuto a tanti lettori. Si tratta di uno scrittore, entomologo, giornalista culturale e soprattutto collezionista svedese, che ha pubblicato opere divenute celebri anche nel nostro paese, quali "L'arte di collezionare mosche", "Il re dell'uvetta" e "L'arte della fuga", tutte edite Iperborea. Devo confessarvi di non aver letto nessuno dei precedenti testi citati, ma quando la casa editrice mi ha gentilmente inviato una copia di "Perché ci ostiniamo" - l'ultima fatica letteraria di Sjoberg - mi sono subito immersa in questa lettura che ha preso ben presto le sembianze di una vera e propria sfida letteraria. Perché? Vi chiederete. La risposta non è di certo semplice, ma prometto di arrivarci.
"Perché ci ostiniamo" è una raccolta di nove racconti scritti in chiave saggistica in cui l'autore, attraverso una concatenazione di dettagli, arriva a farci scoprire la bellezza della storia, della natura e dell'arte, una bellezza che onestamente ho faticato a cogliere. Sappiate che Sjöberg è un collezionista, un uomo abituato a cogliere i particolari e che quindi ne inserisce parecchi in questa sua opera. C'è un racconto, ad esempio, in cui l'autore parla della tomba dello scrittore Thomas de Quincey che ebbe il piacere di visitare quando si recò in viaggio ad Edimburgo, ma in realtà alla tomba sono dedicate poche righe, perché essa costituisce solo un pretesto per raccontare la travagliata permanenza dell'autore nella capitale scozzese, passando poi a tutt'altri argomenti quali: il suo soggiorno presso il palazzo barocco di Bamberga, la lettura pubblica di "L'arte di collezionare mosche" presso il riformatorio di Ebrach e via discorrendo. Devo dirvi che è stato davvero difficile star dietro a tutti questi passaggi, nonostante io sia - di solito - un'attenta lettrice. A questo proposito mi sono interrogata. Perché, per esempio, non riuscivo a districarmi tra l'incontro di Lenin con la pioniera ambientalista svedese Anna Lindhagen e la biografia del suo connazionale, il botanico Rutger Sernander, che erano cuciti insieme nello stesso racconto?
Come vi ho detto prima, non è stato facile darmi una risposta, questo perché ce ne sono diverse. Per prima cosa, non ero molto interessata agli argomenti trattati: non ho il pollice verde, non ho mai collezionato nulla in vita mia - ed è per questo che non sono rimasta granché affascinata dalla carrellata di celebri collezionisti fatta da Sjöberg- e per completare il quadro, nonostante ami scoprire luoghi nuovi, lo stile narrativo dell'autore - per me ostico - ha reso difficile godere delle bellezze della campagna svedese e non solo.
Ho trovato, invece, molto interessante la premessa - a cui devo attribuire la colpa per aver reso molto alte le mie aspettative su quest'opera - che potrebbe essere concepita come una vera e propria introduzione sul collezionismo. C'è un passo che mi ha colpita particolarmente e che vi riporto qui:
"Perché ci ostiniamo" è una raccolta di nove racconti scritti in chiave saggistica in cui l'autore, attraverso una concatenazione di dettagli, arriva a farci scoprire la bellezza della storia, della natura e dell'arte, una bellezza che onestamente ho faticato a cogliere. Sappiate che Sjöberg è un collezionista, un uomo abituato a cogliere i particolari e che quindi ne inserisce parecchi in questa sua opera. C'è un racconto, ad esempio, in cui l'autore parla della tomba dello scrittore Thomas de Quincey che ebbe il piacere di visitare quando si recò in viaggio ad Edimburgo, ma in realtà alla tomba sono dedicate poche righe, perché essa costituisce solo un pretesto per raccontare la travagliata permanenza dell'autore nella capitale scozzese, passando poi a tutt'altri argomenti quali: il suo soggiorno presso il palazzo barocco di Bamberga, la lettura pubblica di "L'arte di collezionare mosche" presso il riformatorio di Ebrach e via discorrendo. Devo dirvi che è stato davvero difficile star dietro a tutti questi passaggi, nonostante io sia - di solito - un'attenta lettrice. A questo proposito mi sono interrogata. Perché, per esempio, non riuscivo a districarmi tra l'incontro di Lenin con la pioniera ambientalista svedese Anna Lindhagen e la biografia del suo connazionale, il botanico Rutger Sernander, che erano cuciti insieme nello stesso racconto?
Come vi ho detto prima, non è stato facile darmi una risposta, questo perché ce ne sono diverse. Per prima cosa, non ero molto interessata agli argomenti trattati: non ho il pollice verde, non ho mai collezionato nulla in vita mia - ed è per questo che non sono rimasta granché affascinata dalla carrellata di celebri collezionisti fatta da Sjöberg- e per completare il quadro, nonostante ami scoprire luoghi nuovi, lo stile narrativo dell'autore - per me ostico - ha reso difficile godere delle bellezze della campagna svedese e non solo.
Ho trovato, invece, molto interessante la premessa - a cui devo attribuire la colpa per aver reso molto alte le mie aspettative su quest'opera - che potrebbe essere concepita come una vera e propria introduzione sul collezionismo. C'è un passo che mi ha colpita particolarmente e che vi riporto qui:
"Il collezionismo rinforza gli argini quando la follia minaccia di fa saltare le dighe dell'anima. Non è così raro perdere sia la giusta prospettiva che i propri appigli, per come è fatto il mondo, ma il collezionista ha perlomeno il totale controllo su qualcosa, e di conseguenza un punto fermo nella vita."
C'è della filosofia in queste poche righe. Il collezionista è legato ad un oggetto che per molti versi diventa il suo mondo. Questo a me succede con i libri, cosa sarei senza di loro? Mi sentirei vuota, perduta. Perché quando tutto va male so che potrò sempre contare sulla loro presenza e sul mio amore per la lettura. Lo stesso accade per i collezionisti, ed è per questo che, dopo aver letto quest'opera, li sento simili a me e comprendo ancor di più la loro passione che spesso può diventare una vera e propria ossessione.
Giudizio
Ecco, è giunto il momento in cui vi consiglio di leggere o meno l'opera che ho recensito. Di solito se la recensione è positiva vi esorto con tutti i mezzi a mia disposizione ad iniziare quella determinata lettura, altrimenti ve la sconsiglio categoricamente. Oggi, però, siamo davanti ad un caso totalmente diverso. Nonostante non abbia apprezzato fino in fondo "Perché ci ostiniamo", io sento di consigliare questo testo a tutti coloro che, invece, stimano Sjöberg, il suo stile ed i temi da lui trattati, ed anche ai lettori che non si sono mai imbattuti in questo autore, ma che sono loro stessi collezionisti e quindi vogliono conoscere qualcosa in più su quest'arte e, soprattutto, a quelli a cui piacerebbe osservare la bellezza - nel senso più generico del termine - attraverso gli occhi di uno scienziato umanista.
A presto,
la vostra Contessa.
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