martedì 7 novembre 2017

[Recensione]: "Storia di chi fugge e di chi resta" di Elena Ferrante

Buon pomeriggio cari amici, in questo martedì pieno di umidità e pioggia voglio parlarvi di un libro ambientato nel mio amato sud, nella mia Napoli. Sì, come tanti di voi già sanno, sto facendo riferimento al terzo volume della saga de "L'amica geniale". Fremevo dalla voglia di leggerlo e di immergermi nuovamente nella storia di Lila e Lenù, così come fremo dalla voglia di parlarvene, quindi ecco a voi la scheda. 




Titolo: Storia di chi fugge e di chi resta
Autore: Elena Ferrante
Editore: edizioni e/o
Data di pubblicazione: ottobre 2013
Pagine: 382
Prezzo: € 19,50

Trama: Elena e Lila sono diventate donne. Lo sono diventate molto presto: Lila si è sposata a 16 anni, ha un figlio piccolo, ha lasciato il marito e l'agiatezza, lavora come operaia in condizioni durissime; Elena è andata via dal rione, ha studiato alla Normale di Pisa ed ha pubblicato un romanzo di successo che le ha aperto le porte di un mondo benestante e colto. Ambedue hanno provato a forzare le barriere che le volevano chiuse in un destino di miseria, ignoranza e sottomissione. Ora navigano, con i ritmi travolgenti a cui Elena Ferrante ci ha abituati, nel grande mare aperto degli anni Settanta, uno scenario di speranze e incertezze, di tensioni e sfide fino ad allora impensabili, sempre unita da un legame fortissimo, ambivalente, a volte sotterraneo a volte riemergente in esplosioni violente o in incontri che aprono prospettive inattese. 

Recensione

Riprendere le fila della storia di Lenù e Lila per la terza volta in un anno, è stato come rincontrare due vecchie amiche, bere un caffè con loro e scoprire tutti i progressi e regressi che hanno compiuto durante il tempo in cui non c'eravamo "viste". Questa volta, però, l'emozione è stata più intensa, talmente tanto da togliermi il fiato in certe occasioni. Perché Elena Ferrante è così, attraverso i suoi personaggi è capace di scavarti dentro e di farti scoprire cose di te stesso che neanche immaginavi. 
Ed è proprio questo che mi capita leggendo di Lenù.


"Diventare. Era un verbo che mi aveva sempre ossessionata, ma me ne accorsi per la prima volta solo in quella circostanza. Io volevo diventare, anche se non avevo mai saputo cosa. Ed ero diventata, questo era certo, ma senza un oggetto, senza una vera passione, senza un'ambizione determinata. Ero voluta diventare qualcosa - ecco il punto - solo perché temevo che Lila diventasse chissà chi e io restassi indietro. Il mio diventare era diventare dentro la sua scia. Dovevo ricominciare a diventare ma per me, da adulta, fuori di lei".



Certe volte ho finito per domandarmi se fossi come Elena Greco, se lei mi appartenesse in un certo senso, tanto da non sapere più chi fossi io e chi fosse questo personaggio che mi somiglia così tanto, che ha fatto dell'insicurezza un suo tratto distintivo, che è diventata qualcosa solo per dimostrare che valeva qualcosa. Lenù si è sposata, ha una vita agiata, due figlie e una carriera da scrittrice, ma non è felice. Questo la porta alla ricerca dell'elemento che possa scombussolarle l'esistenza, e non importa se in negativo o in positivo, basta che lo faccia. Elena sono io, Elena è tutti noi, perché nelle pagine della Ferrante ci si può specchiare e vedere il proprio riflesso. Sarà capitato a tutti di fare delle scelte di vita, di perseguire degli obiettivi e faticare per riuscire a raggiungerli, ed una volta che ci si riesce, finalmente, accorgersi che quello che abbiamo scelto non fa per noi, ma che ci serviva solo a dimostrare agli altri che contiamo qualcosa in questo mondo. Questo è proprio quello che fa Elena: sceglie di studiare, di acculturarsi, di contrarre un buon matrimonio, ma non lo fa per se, lo fa per Lila. L'amica che l'ha sempre fatta sentire sbagliata, che l'ha sempre fatta sentire una nullità.


"Ti posso far notare una cosa? Usi sempre vero e veramente sia quando parli che quando scrivi. Oppure dice: all'improvviso. Ma quando mai la gente parla veramente e quando mai le cose succedono all'improvviso? Lo sai meglio di me che è tutto un imbroglio e che a una cosa ne segue un'altra e un'altra ancora. Io non faccio più niente veramente Lenù. E alle cose ho imparato a starci attenta, solo i cretini credono che succedono all'improvviso".


Attraverso questo terzo volume sono riuscita a comprendere Lenù e a trovare diversi punti in comune con lei, quello che, però, ancora non mi è chiaro è il suo rapporto con Lila. Quest'ultima è dannosa per lei, e lo diventa ancora di più in "Storia di chi fugge e di chi resta". Questo non perché la Cerullo compia qualche gesto importante contro l'amica, ma per via del fatto che continua a sottolineare le vittorie che è riuscita a prendersi nei confronti della vita, con il sudore, i sacrifici e il suo caratteraccio. Così, ogni volta che Elena e Lila avranno un confronto, la prima ne uscirà sempre sconfitta e non conterà a nulla il fatto che sia diventata una scrittrice affermata, che si sia imparentata con un importante famiglia e che abbia messo al mondo due bambine sane e belle, lei sarà sempre la seconda. Sempre. E non  è Elena ad attribuirsi quel numero, ma la sua amica Raffaella e la vita, che è spietata come sempre. Insomma, dopo questa riflessione mi chiedo: Elena senza Lila sarebbe più felice, vivrebbe la sua vita con più serenità? La risposta a questa domanda è sì, vivrebbe con più tranquillità la sua esistenza, ma non sarebbe la Elena che noi tutti abbiamo imparato ad amare con le sue debolezze e incertezze.


Giudizio



Non potevo non attribuire ben 5 penne a questo romanzo che ha destato in me tantissime emozioni. Ora mi aspetta l'ultimo capitolo di questa avventura ed io non so come farò a dire addio a tutto ciò. 


Un abbraccio 
la vostra Contessa












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