venerdì 29 luglio 2022

[Recensione]: “La luna argento” di Lorenzo Sassoli De Bianchi

 “Non era la luna nera di Lilith, quella della notte e dei morti, né la piccola luna crescente, la minuscola vergine bambina degli inizi. Non era neppure la luna fluttuante delle maree che si trasforma con il tempo: l’argento rappresentava il sommo chiarore della luna piena,il suo punto di massima elevazione”.





Mentre leggevo il nuovo romanzo di Lorenzo Sassoli De Bianchi, “La luna argento”, ho pensato a mia nonna, a tutte le volte che mi ha detto di sentirsi sola, a quei giorni in cui mi ha raccontato la storia della sua vita davanti a un caffè e a tutti quei momenti in cui la sua età l’ha spinta a credere di essere ormai inutile. Così, mentre mi addentravo nella storia di Leone Caetani, ho deciso di recarmi da lei, leggerle qualche pagina e raccontargli questa vicenda, che ha finito per colpirla molto.


Dopo la "La luna rossa" e "La luna bianca", Lorenzo Sassoli De Bianchi, torna in libreria con "La luna argento".


Il protagonista di questo romanzo è Leone Caetani, un poeta ormai dimenticato, che viene ricoverato al Santa Tea, un ospizio per anziani artisti e proprio qui assiste a un evento tragico: l’omicidio di Federico Brembani. 


La polizia e il commissario Guidi iniziano a indagare, non solo sulla scomparsa di Brembani, ma sulle tante morti che sconvolgono giorno dopo giorno il Santa Tea, come Lepori avvelenato con i detersivi e Cocchi soffocato dal suo stesso cuscino.

Possibile che nessuno conosca l’assassino? C’è davvero un assassino o si tratta di una serie di suicidi? E se esistesse un novello Caronte che dona la libertà della morte agli anziani, rispetto alla prigionia di un’esistenza vissuta da emarginati e in piena solitudine?


Saranno questa storia e i suoi misteri a dare nuova linfa vitale a Leone, la cui vita prenderà una piega inaspettata e carica di significato. 


Tramite una vicenda colorata e incalzante, Lorenzo Sassoli De Bianchi affronta un tema importante, quello della condizione degli anziani, troppo spesso lasciati soli e dimenticati, che ancora hanno tanto da dare alla società e alle persone che gli stanno attorno.


Non posso che consigliare la lettura de’ “La luna argento” e raccomandarvi di recuperare i romanzi dello stesso autore, che tanto fanno riflettere e lasciano sempre al lettore un importante messaggio morale.


A presto,

La vostra contessa.


giovedì 17 febbraio 2022

[Recensione]: "Sempre tornare" di Daniele Mencarelli

   




Titolo: "Sempre tornare"
Autore: Daniele Mencarelli
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 323
Prezzo: 19,00 


"Come sono arrivato qui?
Non intendo il luogo, il momento, ma qui sulla terra, generato da mia madre e mio padre". Mi dovrei far bastare questo: sono figlio dei miei genitori. Figlio di questo pianeta. Ma perché non mi basta? Perché mi ritrovo sempre a scavare dentro le cose, le persone?
Lo faccio perché voglio capire. Perché una volta capito tutto, avrò la cura a questo dolore che porto da sempre. Alla nostalgia che mi parla una lingua che non capisco. Io non lo voglio più vivere questo dolore. Non voglio più vivermi dentro. La leggerezza. Vorrei essere leggero".

Questa volta non ce l'ho fatta, a pagina 66 di "Sempre tornare" mi sono scese delle copiose lacrime che sono cadute sulle parole "dolore" e "leggerezza", le quali si sono bagnate e ingrandite come succede con la carta stampata. Sono diventate grandi e grosse, un peso che Daniele, il protagonista del romanzo, deve portare sempre con sé e che non può lasciar andare facilmente, come invece fa con  la sua valigia verde pisello, che abbandonerà durante un viaggio lungo due settimane. Ma andiamo con ordine.

Dico che questa volta non ce l'ho fatta a trattenere le lacrime, perché con Daniele Mencarelli è sempre difficile farlo. Già con "Tutto chiede salvezza" ero riuscita a irrompere in un pianto liberatorio solo dopo aver girato l'ultima pagina, perché con lui è tutto poesia, sentimento, intensità, anche i suoi ringraziamenti finali, in cui avevo trovato sentimenti di infinita dolcezza e speranza. Però, con questo suo ultimo lavoro, mi sono sentita subito affine, Daniele e la sua storia mi hanno letto dentro, presa per mano e condotta verso il dolore - proprio e degli altri- e la conoscenza più profonda di sé.

Siamo nell'agosto del 1991 - una vera coincidenza il fatto che si tratti proprio del mese e dell'anno in cui è nata la sottoscritta - e il diciassettenne Daniele, dopo una brutta serata trascorsa in compagnia di amici, decide di proseguire le sue vacanze da solo: partendo da Misano Adriatico avrà due settimane di tempo per raggiungere i Castelli romani e tornare a casa.


"Noi . Viviamo dentro vite inscatolate, quando fuori, in mano alla libertà, ci è concesso questo. Fare di ogni giorno una festa di incontri, di luoghi mai visti, di sconosciuti con cui ti metti a tavola come lo facessi da sempre".



Daniele non ha soldi né documenti con sé e per questo dovrà vivere della generosità altrui. Il ragazzo macina chilometri su chilometri a piedi, dorme all'aria aperta, soffre il freddo, la sete e la fame, ma vive anche momenti irripetibili insieme a persone incontrate per caso, le quali gli offriranno non solo ospitalità, ma condivideranno con lui anche un pezzo della loro storia. È così che si scontrerà con la tristezza di Emma per la perdita di sua madre, la depressione di Manlio per la sua vita in solitudine, la rude arrendevolezza di Veleno per la perdita di sua moglie e il dolore che tutti i volti incontrati portano con sé e che Daniele fa proprio. 
Perché il nostro protagonista al dolore non si sa sottrarre, lo conosce bene e se lo porta sempre dietro come un amuleto. Voltargli le spalle non avrebbe senso, perché è porsi tanti interrogativi, riconoscersi negli altri, empatizzare con le loro disgrazie che serve a Daniele per sentirsi vivo e accettarsi per quello che è: uno che scava nelle cose in profondità, anche a costo di farsi male. 

Non so dirvi se facendo autostop tra le meraviglie della nostra Italia, il protagonista del romanzo avrà trovato le risposte che cercava, ma io me lo immagino una volta arrivato alla meta, guardarsi indietro e dire a sé stesso "Bravo Daniele, tutto quello che hai incontrato, tutte le storie che hai ascoltato ora faranno sempre parte di te, fanne buon uso".
Come io farò davvero buon uso delle parole di Daniele Mencarelli e del meraviglioso viaggio che mi ha fatto intraprendere, pregno di sentimenti autentici e tanta poesia.

Spero che la recensione possa convincervi a leggere "Sempre tornare", perché ne vale davvero la pena.

A presto, 
la vostra Contessa.