giovedì 18 ottobre 2018

[Recensione]: "Di niente e di nessuno" di Dario Levantino



"Il mio quartiere . Un aborto urbano, un non luogo. Io, che ci sono cresciuto, cammino con sicurezza: non guardo le vie, mi oriento col naso. C'è puzza di grasso e di polvere e di soffritto di cipolla. C'è un odore saggio, che corrode, che mi conosce, quello del mare. Il Tirreno dista pochi metri da casa mia, quando indosso i vestiti che mia mamma stende fuori, profumano di smog  e mareggiate."


Titolo: Di niente e di nessuno
Autore: Dario Levantino
Data di pubblicazione: 19 Aprile 2018
Casa Editrice: Fazi editore
Pagine: 158
Prezzo: € 17,50

Trama

Brancaccio, periferia di Palermo. Rosario è un adolescente solitario con la passione per la mitologia classica e per il mare. Il padre, cinico e bugiardo, ha un negozio di integratori per sportivi in cui gestisce lo smercio illecito di sostanze stupefacenti. La madre, accudente e remissiva, si concede un momento di pausa dalla cura della casa e della famiglia, solo quando si ritrova a lucidare il trofeo vinto come miglior portiere da nonno Rosario, scomparso durante il terremoto di Belice del 1968. Quando, per accontentare un inconfessato desiderio della madre, il ragazzo decide di giocare in quello stesso ruolo con la squadra del quartiere, ha inizio il percorso che lo condurrà verso l'età adulta: tra pestaggi, la scoperta dell'amore e il disincanto, Rosario troverà la forza di emanciparsi dalla violenza e dalla menzogna che hanno da sempre oppresso la sua vita. 



Recensione

"Di niente e di nessuno" ha costituito per me un incessante ossimoro. La bruttezza del degrado raccontata dalla bellezza delle parole, la ferocia della violenza levigata dalla forza dell'amore più puro, ed infine il dolore straziante - ma necessario - che, subito dopo aver terminato il romanzo, mi è apparso come un dono meraviglioso. 

Rosario ha 15 anni e vive a Brancaccio, un quartiere difficile della periferia di Palermo, con i suoi genitori: un padre padrone ed una madre arrendevole e premurosa, a cui il ragazzo è davvero tanto legato. 
"Iu un mi scantu di nenti e di nuddu", cioè "io non mi spavento di niente e di nessuno" è il mantra del protagonista di questo romanzo, un mantra che ripeterà insistentemente per tutta la durata delle 157 pagine, perché quelle parole gli offriranno la forza necessaria ad affrontare i pericoli e gli ostacoli della vita e trasformeranno pian piano questo adolescente codardo in un uomo coraggioso, proprio come suo nonno, di cui porta lo stesso nome. 
Nonno Rosario, morto nel terremoto di Belice molti anni prima che suo nipote nascesse, agli occhi della figlia è un vero eroe, ed è così che lei stessa lo racconta ai lettori e a suo figlio, attraverso una reliquia appartenuta proprio a lui: un trofeo vinto con il titolo di miglior portiere. 
Il giovane Rosario ancora non lo sa, ma lui ha tanto di suo nonno: la tenacia dei vincitori ed il talento calcistico. Proprio quest'ultimo lo metterà nei guai, che inizieranno nel momento in cui il ragazzo entrerà nella squadra del quartiere, la Virtus Brancaccio. Da lì seguiranno pestaggi, tragedie familiari e la scoperta dell'amore: Anna. 


"Ha il collo magro che sbuca fuori dal giubbotto, ha la riga di lato che le allunga i tratti del viso. Le chiedo se vuole essere mia, se vuole appartenermi, ma lei risponde che le persone non appartengono. Le spiego che si sbaglia."


Anna, un nome composto da poche lettere. Poche, come le parole che usa per esprimersi. Anna parla con  il corpo, con i gesti, comunica con i suoi cinque sensi. Anna è la libertà, come il mare. 
A Brancaccio non c'è nulla, solo il degrado più totale. Bambini che urlano per strada, combattimenti illegali di cani, adolescenti che per diventare uomini sfidano la morte, e violenza che si respira in ogni angolo del quartiere. Ma qualcosa di bello c'è: il mare. 
Il mare segna una linea di confine tra gioia e dolore, tra ciò che è bene e ciò che è male. Ecco perché esso diventa anche il luogo dell'amore. Infatti, all'interno di una barca rovesciata situata in una spiaggia isolata e bagnata dal Mar Tirreno, Anna e Rosario scopriranno il senso dell'appartenenza e della condivisione, e vedranno nascere un sentimento che appare essere già maturo, perché non si perde nella banalità dei convenevoli amorosi, ma nella concretezza di una difficile realtà. 


Rosario è un ragazzino speciale, come ad essere speciale è anche la sua grande passione per la mitologia. Le vicende che verranno raccontate all'interno di questo romanzo sono tutte legate tra loro da un file rouge che ci aiuta anche a comprendere meglio le reazioni, i pensieri ed il punto di vista del protagonista. Sto parlando dei racconti mitici. Infatti, Eteocle e Polinice, Gea, Urano e i Titani, sono solo alcuni dei personaggi mitologici che vengono menzionati all'interno dell'opera di Levantino. 


"Esiodo racconta che Gea, la Madre Terra, per partenogenesi (cioè da sola, senza bisogno di alcun uomo), mette al mondo Urano e assieme a lui genera i titani e i ciclopi, relegati in una spelonca dallo stesso Urano che li teme. Ma uno di questi, Crono, con una falce fatta delle viscere della madre, uccide il padre, tagliandogli le palle. 
Erano così gli antichi, non si spaventavano di niente e di nessuno: quando c'era qualcuno che sgarrava, lo ammazzavano come un cane."


I dei antichi non erano di certo perfetti, e Rosario lo sa, ma nonostante ciò continua ad ammirarli e a trarre insegnamenti dalle storie che li riguardano, perché loro sono forti, combattivi e soprattutto sanno come vendicarsi. Il pathos della vendetta scorre nelle vene di Rosario, perché vorrebbe tanto metterlo in atto nei riguardi di quell'uomo brutale e bugiardo che è suo padre, del portiere della Virtus Brancaccio che lo pesta e lo deride durante gli allenamenti e della vita, che con lui è stata spesso ingiusta.



Giudizio



"Di niente e di nessuno" è un romanzo di formazione narrato in prima persona da Rosario, un adolescente il quale, nonostante la sua giovane età, ha già una visione disincanta della vita e che ci racconta con voce innocente e crudele la sua crescita ed evoluzione.
Dario Levantino, ha scritto un romanzo che mi ha regalato un dolore dolcissimo.
L'attaccamento a questo sud, alla sua terra, che ho ritrovato in ogni pagina, rigo e parola, lo condivido anche io. Perché, nonostante ci siano realtà come quelle di Brancaccio in cui degrado, inciviltà e violenza la fanno da padrone; il sole, il mare e il calore della gente sono cose che non si possono dimenticare e che noi terroni ricorderemo con malinconia ogni volta che ci troveremo a vivere lontano dalla nostra città natia. 
Assegno 4 penne a "Di niente e di nessuno" sperando di poter leggere presto un nuovo romanzo del mio collega Dario Levantino, che sono certa sarà riuscito ad appassionare tutti i suoi alunni alla mitologia.

A presto, la vostra
Contessa


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